Una volta l’estate era la stagione della pigrizia. Quella che viene dopo avere lavorato duramente un anno, dove si ritrovavano uniti gli affetti, le famiglie. Quella del caldo che ritemprava del freddo inverno e donava luce diversa alle cose. Del volare degli uccelli e del canto delle cicale.
Questa estate 2023 è cominciata nel più infernale nei modi. Precoce e rovente. Temperature al limite, incendi devastanti, uragani contrapposti. Vacanze mordi e fuggi, penalizzate dal rincaro dei prezzi, dalla ricezione di strutture turistiche affamate e irrispettose.
Anche lo Stato va in vacanza. La camera e il Senato, dopo avere approvato l’aumento dei propri emolumenti, hanno allungato il periodo di ferie.
Un’estate disattenta, pigra, insofferente.
Alla guerra in Ucraina, ai morti in mare, alle donne uccise. Agli sconosciuti che muoiono, anche in estate, silenziosi negli ospedali o quelli conosciuti grazie ad un’informazione in rete che non va mai in vacanza, anzi specula.
Apprendiamo che in questo mese scomodo è morta Michela Murgia.
Vogliamo immaginare che quasi tutti sappiano chi era, anche se non l’hanno letta.
Perché in questi ultimi mesi di lei si è parlato molto, a proposito o a sproposito.
Poteva anche non essere simpatica Michela Murgia e in molti hanno espresso critiche nei suoi confronti.
Quello che è certo è che fosse una donna coraggiosa nel cuore e nella mente.
La sua scrittura parla di temi che toccano da vicino la morte, la maternità, il territorio e la sua cultura, la politica. Ha difeso le sue posizioni anche quando veniva attaccata attraverso i media. Aveva delle idee chiare e questo non vuol dire che fossero necessariamente condivisibili.
Ora che è morta ci sarà chi certamente ne tesserà le lodi, forse spropositate come lo sono state le critiche.
In questa pigra estate in cui la storia e la vita, come la morte, proseguono il loro percorso naturale, insieme all’innaturalezza delle guerre, dell’immigrazione e dei danni indotti, ricordiamo questa donna-scrittrice con il rispetto che merita, con l’amicizia umana, l’attenzione meritata per avere perso un contributo al dibattito culturale e letterario.