Nulla di giustificabile

da | Nov 23, 2023 | Editoriali

 

 

Sembra strano che nell’immaginario collettivo la morte di una giovane donna per mano del suo ex fidanzato sia riuscita quasi a mettere in ombra le tante donne ammazzate prima di lei.
Come se all’improvviso e solo ora tutti avessero pensato che non se ne può proprio più di questi femminicidi!
La sua tragica fine non è molto diversa da quella subita da altre. Le modalità e le motivazioni sono spesso simili. C’è un lungo, lunghissimo elenco di donne morte e un lungo elenco di assassini che hanno pagato una pena troppo lieve in rapporto a quanto commesso.
Una presa d’atto di responsabilità collettiva che appare una piccola-grande rivoluzione.

E in questo 25 novembre 2023, fatalmente legato nel nostro Paese a quest’ultimo fatto, tira un’aria diversa perché, secondo un aforismo ben noto, quando si tocca il fondo non si può che risalire.
Ed è al limite la sopportazione nella conta del numero di donne uccise oltre il quale non c’è più spazio per dibattere, discettare, storicizzare, generalizzare.
Trattasi di “fenomeno” in espansione di questi ultimi anni e come tale va considerato e perseguito.
Che poi abbia una connotazione di genere è indubbio

Non a caso questo efferato omicidio, per le sue modalità come per i suoi protagonisti, ha scatenato un’onda mediatica che a sua volta ha innescato una reazione a catena che vede dibattere in ampi spazi la politica e la società. Come se questa ragazza, pagando con la vita, sia stata capace di scardinare l’abitudine, l’appiattimento, la sordina al femminicidio.

Temi e modi in cui ci si approccia è cosa diversa.
Ognuno ha la sua storia da raccontare, la ricetta da offrire, la giustificazione per perdonare.
Quali  gli argomenti sollevati in questa circostanza? Di tutto, di più.
Dal patriarcato (parola quasi dimenticata) alle responsabilità di cui si dovrebbero fare carico tutti gli uomini, per avervi aderito (secolarmente) e mai rinunciato alla manifesta cultura di sopraffazione nei confronti delle donne.

Il variegato movimento delle donne non ha mai smesso di denunciare, combattere ed agire in questa direzione. Ma ripartire ogni volta da zero sarebbe come negare che “Tutte le rivoluzioni del Novecento hanno fallito. Tranne una. L’unica ad aver avuto successo è stata quella delle donne.”(Aldo Cazzullo).
Anche il Parlamento si sta impegnando approvando pene più dure e condanne con meno attenuanti.

Indietro restano gli uomini.
I quali, nonostante si manifesti un avanzamento  straordinario della scienza e della tecnologia  che cambieranno ulteriormente il sistema società-vita-relazioni, per come lo abbiamo conosciuto finora, appaiono l’ultimo baluardo che non mostra ripensamenti,  forse non nella forma ma certamente nella sostanza.

Nello specifico: mai dire che tutti gli uomini sono uguali, come non lo sono tutte le donne.
Ma queste ultime hanno dimostrato di saper coniugare capacità di resilienza e di cambiamento, valori profondi e modernità, futuriste nella misura necessaria. Più radicati e conservatori gli uomini quando non traggano benefici diretti. Si palesa in questo quadro anche il femminicidio.

Il refolo di un’educazione alla spartizione del mondo in cui potere-diritto da parte dell’uomo verso gli altri-deboli contempla la donna come l’oggetto più a buon mercato nelle proprie disponibilità.
Oggetto di possesso con diritto d’uso.
Questa cattiva educazione, interiorizzata da secoli, supera l’adattamento ai cambiamenti comportamentali e può emergere nelle circostanze più imprevedibili. Nulla di giustificabile.