Per evadere da una vita domestica costrittiva – un padre autoritario che la punisce rinchiudendola nella “stanza del silenzio” e una madre che vive solo nell’adorazione dei suoi figli maschi e nel culto di un misterioso Bambinello di cera – Sofia cerca l’amore altrove e lo rivolge, fin dall’infanzia, a una strana “creatura” che con i genitori frequenta la sua famiglia.
Al di là dei generi e di ogni convenzione, insieme vivono ore felici: quelle delle fughe all’alba per raggiungere Marechiaro e stringersi al ritorno nell’odore di alghe, di scogli, di rocce bagnate dal mare; quelle dei giochi folli nel Regno, la stanza dai mobili rosa: lì danzano tra nuvole di talco, sono un Re e una Regina nel loro personalissimo Paradiso, si toccano e si accarezzano la pelle fino a farla diventare liscia come quella delle statue, si desiderano, si truccano, si travestono, si strappano e si scambiano il cuore, invocano la libertà di poter peccare; lì i due protagonisti magici si liberano della propria identità.
Tutto è possibile in quel cerchio-mondo dove non esiste legge né identità, il mondo della festa dove il tempo ordinario si annulla, creazione allo stato puro.
Almeno fino a quando un giorno, come nella più crudele delle fiabe, qualcuno mette fine a quell’armonia separandoli brutalmente, interrompendo un gioco indicibile che ha a che fare con la nascita di un bambino celeste. L’incanto dell’immaginazione si spezza.
Un canto all’amore impossibile, impastato di egoismo, possesso e sangue. Un esordio potente, empatico e rivoluzionario, ambientato in una Napoli che nessuna modernità potrà mai scalfire.