Si è tenuto, Mercoledì 12 Ottobre, nei saloni SINA dell’Hotel Bernini-Bristol, il convegno Aidda (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda), il convegno sul ruolo della comunicazione nel mondo delle professioni
Le donne, si sa, ancora oggi, nel 2016 devono dimostrare ciò che valgono! Lotte per il riconoscimento dei propri diritti, per la parità tra i sessi hanno sicuramente contribuito ad un ampio progresso, anche se tuttavia, i tempi non sono ancora del tutto “maturi”. La donna, in parecchi ambiti lavorativi deve ancora lavorare meglio e più sodo rispetto ai colleghi maschi. Ancora vige una sorta di diffidenza nei riguardi di una collega che ricopra alti incarichi. E’ triste ma è la realtà.
AIDDA, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda, da oltre 50 anni è il punto di riferimento per le donne con ruoli di responsabilità ed è la prima associazione italiana nata con lo specifico obiettivo di valorizzare e sostenere l’imprenditoria al femminile, il ruolo delle donne manager e delle professioniste. Fondata nel 1961 a Torino, è il più autorevole punto di riferimento per le donne che assumono ruoli di responsabilità nella struttura economica italiana, fornendo loro strumenti e servizi d’eccellenza grazie ai quali crescere, formarsi e affermarsi come un vero e proprio valore aggiunto, sia nel contesto professionale che in quello sociale.
E proprio con questo spirito si è svolto il convegno “Media e Donne nel XXI secolo” nella sala Sina del Bernini – Bristol di Roma, Mercoledì 12 Ottobre.
Tante le donne presenti, più o meno note, decise ed affermate professioniste. Da Paola Agresta (Dirigente del Ministero degli Affari Esteri), ad Emilia Costantini (Giornalista e scrittrice), Paola Ferrari (Giornalista Rai), Simonetta Matone (Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma), Camilla Pollice (Direttrice Generale di Saatchi&Saatchi Roma), Graziella Rivitti (MiSe; Consigliere CUG; coordinatrice gruppi di lavoro riguardante i media), Christiana Ruggeri (Giornalista Rai e scrittrice), Trisha Thomas (Giornalista Tv corrispondente AP), Caterina Vagnozzi (Giornalista; Vice Presidente AIDDA Lazio).
In questo contesto abbiamo domandato alla dottoressa Matone come si sia avvicinata alla Giurisprudenza: “Ci sono arrivata per un motivo molto privato…Ero ragazza, iscritta a Giurisprudenza, fidanzata con il figlio di un Presidente di Cassazione, che non c’è più. Era un grandissimo giurista, un uomo straordinario, di un’umanità eccezionale, ma il suo cruccio era che il figlio voleva diventare medico e l’ha fatto, e la figlia non era portata per fare il magistrato, così lui si concentrò su di me, che ero, temporaneamente, la fidanzata del figlio. Mi convinse…Non è che avessi tutta questa passione per il Diritto, cosa che non ho neppure ora! Io dico sempre che è uno strumento che mi ha permesso di vivere, lavorare, trovare un posto dignitoso nella società, ma affermare che io sia pazza per il mio lavoro, assolutamente no. Ho altri interessi, amo leggere, sono una grande cultrice di letteratura dell’ 800, se mi interrogate su Proust so tutto, ma se mi fate leggere una sentenza di cassazione la leggo per dovere, ma che provi dei brividi nell’affrontare temi giuridici…no.”
Come mai le donne ricoprono maggiormente il ruolo di magistrato?
“Il concorso viene svolto in numero pari tra maschi e femmine, ma le donne sono più studiose, più capaci, più determinate, negli ultimi concorsi la percentuale è del 65% circa, quindi la magistratura si è molto femminilizzata anche se non è accaduto nelle sue versioni apicali. Noi siamo più “giovani”, perchè entrate in magistratura dal 66 dopo battaglie indicibili…”
Anche Christiana Ruggeri ha dato una gran bella testimonianza: “A me le donne africane hanno insegnato a fare gruppo. Noi donne occidentali ci perdiamo in “mezzo” bicchiere d’acqua. Se avessimo la consapevolezza del fatto che quando le donne fanno rete non ce n’è per nessuno, che quando decidiamo di cambiare il mondo ci riusciamo, saremmo un pezzo avanti. Sono riuscita in questo, con le donne Tibetane, perchè loro me lo hanno permesso. Quello che mi hanno insegnato anche le donne del Ruanda è che le quote rosa non servono, perchè loro sono il 64% in Parlamento, perchè nel 1994 il genocidio dei Tootsi ha decimato gli uomini. Le donne, umiliate, offese, violentate entrambe, invece di odiarsi, hanno fatto rete e tirato su la sorte di un paese straordinario che ha +8% di pil. Oggi quelle donne che allora andavano ad arare i campi, vanno a studiare all’estero, sono in Parlamento e si ricordano delle donne che non ce l’hanno fatta, malate di mente, o che stanno superando l’AIDS, dopo 22 anni. Che le donne ruandesi a chigali, in un posto poco più grande della Lombardia, abbiano il wi-fi, e poi esci da kigali e trovi le capanne, bè lo trovo straordinario. Credo che la potenza delle donne sia l’unico fuoco che accetto, l’unica pistola fumante che mi piace portare!”
Paola Ferrari dal canto suo. “Ho passato un paio di anni al Tg2, a “Costume e Società”, ed ho scoperto in Christiana Ruggeri una donna straordinaria! Dopo questo viaggio incredibile nei ricordi di Christiana, vi devo portare in un altro tipo di realtà. Io sono partita dallo sport, poi sono passata al Tg2, e poi di nuovo allo sport. Gli anni al Tg2 sono stati fantastici, ma sono tornata allo sport perchè lo amo e adoro le sfide…quando si parlava di sport, il mondo delle giornaliste sportive era scarso…io, rivoluzionaria degli anni ’70 e ’80 ho voluto vincere in un mondo molto maschile…Volevo fare la giornalista nel loro mondo, ed è stato molto molto difficile! Non è mai semplice per noi donne. Sono in Rai da 27 anni ed ho iniziato ad occuparmi di calcio da quando, nell’ 82, l’Italia vinse il mondiale in Spagna…Sono anche piuttosto pessimista, perchè ritengo che al di là di tante competenze che ci sono tra i colleghi dello sport, abbiamo anche fatto tanti passi indietro. La Rai è stata più temeraria con me, ho fatto la Domenica sportiva, sono stata la prima donna a condurre 90° minuto, mentre nelle altre emittenti questo avvenne molto più tardi. La Rai ha rischiato, questo va detto, ma non vedo molte donne giornaliste in ruoli importanti! Ora abbiamo Donatella Scarnati come vice direttore, ed è già una grande notizia! Ma poche Direttrici di giornali. Tanti passi li abbianmo fatti ma per arrivare all’emancipazione che sognavo ci vuole tanto tanto tempo.”
Speriamo che arrivi presto un tempo in cui le carriere si raggiungano per meriti e non per differenze di sesso! Sicuramente l’AIDDA aiuta molte donne a raggiungere grandi traguardi…lo attestano le numerose testimonianze cui abbiamo assistito e letto, solo in parte, quì di sopra.
Foto: Luigi Giordani