Né tacchi a spillo né abiti monacali

da | Set 19, 2010 | Editoriali

Quando si apre un dibattito o una querelle fra donne, la stampa, che di solito non si accorge molto di loro, ne da ampia notizia; mai però per entrare nel merito quanto piuttosto per mettere in mostra il più possibile la litigiosità, l’invidia, la superficialità, la mancanza di spessore delle medesime.

Ma questo avviene perché c’è un’omertà generale che non ci piace.
Qualcuno sostiene che le donne non protestano, non si espongono; ma quali donne? le politiche, meglio, la risicata presenza seduta in Parlamento? quelle che hanno qualcosa da guadagnare o da perdere con i loro proclami o con i loro dissensi?

Come si deve fare per fa capire che le tante donne che rendono numerosi favori all’economia, all’immagine e alla crescita di questo paese avrebbero bisogno di altre sedi che le rappresentassero davvero?

Cominciando dalla stampa, cari direttori di giornali che credete di avere il potere dell’informazione, della disinformazione, dell’orientamento delle idee e del pensar comune. Se solo una volta, aveste il coraggio di pubblicare quello che le donne “altre” dicono, non necessariamente in sedi etichettate che non piacciono più neanche a noi…perché non aprire i vostri spazi?

Titolo del Tempo, 24 agosto 2010: “Pdl. Scissione in rosa.  La finiana Barbara Contini attacca le berlusconiane: scarpe, vestiti, bellezza incompetenza. E’ bufera” questo il titolo dell’articolo vistosamente accentuato con una rara presenza in prima pagina  a firma di Mario Sechi, che non è il praticante che sbaglia taglio…Da sottolineare alcuni passaggi per arrivare ad esprimere alcune considerazioni: “le uniche convergenze parallele che risaltano sono quelle delle gambe lunghe e ben tornite, decisamente migliori di quelle di un Forlani da Prima Repubblica”. Quando si dice il cattivo gusto!

Si è mai detto che Casini è più bello di Maroni? Che Fini ha la gamba lunga rispetto a Brunetta? Che fra di loro non ci sono convergenze per gelosia? Quanto avrà dovuto sgambettare il povero Brunetta per apparire all’altezza di Berlusconi che a sua volta si mette in punta dei suoi tacchi, già rialzati, nelle foto ufficiali? Perché i ritocchi chirurgici-estetici della Santanchè sono da irridere e quelli del Presidente del Consiglio no?

Quanti dei parlamentari del Pdl sono di nuova nomina e non hanno mai fatto  nessuna gavetta dal momento che il sistema elettorale attuale non richiede nemmeno di cercare la preferenza sul campo? Ci informa Sechi, che scoppia la rissa tra le donne del Pdl e quelle di Futuro e Libertà (tradotto Berlusconi-Fini) e sapete perché? Perché una di loro, la senatrice Barbara Contini, già governatrice a Nassirya, in un’intervista ha espresso un suo parere, non del tutto lusinghiero ma sicuramente, a vedere, veritiero sulla possibilità delle sue colleghe di fare politica in quel partito; un partito che si evince non ama le donne con posizioni autonome, forti e battagliere, che per sposare una causa abbiano il coraggio anche di opporsi al capo, con i rischi che questo potrebbe comportare.

Su questo ci sono due cose da osservare: Berlusconi si è posto non come segretario di un partito, piuttosto il proprietario del partito ed è sempre difficile ai dipendenti opporsi a chi li sostenta; anche i politici più navigati appaiono spesso al suo servizio piuttosto che portatori di idee nuove; in particolare, è universalmente riconosciuto, Berlusconi ha un debole, una fissa?, per il sesso femminile e non lo diciamo noi, lo ammette anche lui pubblicamente ed allora, cosa volete che succeda se uno ammicca e l’altra fa gli occhi dolci? Mica ci siamo inventati noi Adamo ed Eva!

Fa storia, a questo punto, che una di loro, inaspettatamente abbia avuto uno scrollo di dignità, che abbia sentito l’esigenza di rispondere del mandato che aveva. È stata Stefania Prestigiacomo  quando ha tentato di difendere il riconoscimento delle “quote rose”, nel 2005, con un impegno che è stato accolto come un’inutile petulanza, criticata e trattata come una ragazzina insistente dal premier; scoppiò a piangere per l’indignazione anziché uscire a parolacce come fanno di solito gli uomini; le va riconosciuto che altro non faceva che difendere una richiesta trasversale delle donne da cui lei aveva ricevuto il mandato essendo il ministro in carica per le pari opportunità: un distinguo di serietà e di coerenza che non gli valse appoggi da parte delle colleghe.
Naturalmente queste, stavolta, non hanno gradito l’intervento della Contini e tutte si sono alzate in punta di tacco rivendicando ciascuna la propria storia personale.
Se invece di ergersi a tante “principesse sul pisello” avessero avuto lo spirito e l’intelligenza di cogliere quello spunto forse sarebbe giovato loro molto di più.

Anche Nilde Iotti e  Irene Pivetti (prima del total-cambio-look-mestiere)   erano eleganti, ma siccome non apparivano belle nel senso moderno e gossipparo della parola non davano nell’occhio; poi, diciamo la verità, da sempre e ovunque la bellezza della donna è stata considerata dagli uomini un valore aggiunto e dalle donne un’arma di seduzione. Non ci scandalizziamo dunque,  perché la politica è piena di storie di amore e di passioni; l’importante è che il sentimento non sia scambiato per opportunismo e l’opportunismo per merito.

A questo punto c’è una domanda: ma cosa mai avranno fatto per noi queste donne, da noi votate (senza tener conto del loro aspetto-vestito-scarpa) nella certezza o nella speranza che una volta in mano gli strumenti ci avrebbero dato un sostegno? Come si sta rispondendo alle richieste delle donne, che poi sono quelle della società? Vogliamo ripartire dai servizi forniti dal nostro straordinario impegno fisico e umano? Solo per fare un esempio. No, non serve ripetere un’elencazione di rivendicazioni che sono nello stato delle necessità primarie ad occhio nudo, bastano le analisi, le indagini, i casi denunciati; dove sono finiti, cosa fanno gli strumenti istituzionali che ci siamo guadagnate in anni d’impegno: le consigliere, le commissioni, i comitati, il ministero, tutti organismi nati e preposti dal governo negli anni ’80 per occuparsi di queste questioni vivacchiano, tranne alcuni ed eccellenti casi, nel limbo del “tiriamo avanti come si può”. E che dire delle donne che stanno inguattate nella loro tana dormienti e silenziose? Possibile che nessuna ne a destra né a sinistra, al centro o al fianco senta la necessità di dire qualche cosa? Non sarà un po’ di snobismo, un tentativo di mostrarsi virili, di non turbare gli inciuci che i loro compagni di strada devono cercare? E non sarà l’indifferenza generale delle donne, che un qualche ruolo lo hanno pur conquistato, un atteggiamento dettato da opportunismo ed egoismo personale e professionale?

Sono tanti gli interrogativi che ci si pongono in questi giorni e poche le risposte pervenute.

Che sia venuto il momento di usare quelle armi improprie, come i tacchi a spillo magari per fare  qualche buco nel sistema?

Dols, settembre 2010