“Nessuno è normale – Se è violenza non è amore. E’ reato.” – Commento al libro di Cathy La Torre.
Questo bel libro scorrevole e, direi, maneggevole per gli addetti ai lavori e non, è stato scritto da una avvocatessa, Cathy La Torre, che stimo particolarmente, collaboratrice per il progetto di Michela Murgia del lessico culturale da cambiare e modificare per formare un pensiero di rispetto profondo nei confronti delle donne.
Siciliana, l’avvocatessa con più “personalità” originale e spiccata d’Italia è anche attivista per i diritti umani. Da anni conduce battaglie per la parità di trattamento e contro ogni forma di violenza. Perchè è questo di cui si parla in modo esteso nel suo libro, mai pesante, mai ridondante. Di violenza sulle donne, contro di loro, assumendo il concetto che sono solo e soltanto delle vittime, non vi è giustificazione per i reati contro di loro.
Innanzittutto è centrale il concetto recente, ma mai così presente di violenza di genere. Infatti Cathy La Torre propone l’analisi che la violenza sulle donne non è un semplice reato, come un omicidio, ma di genere. E’ molto importante rilevare questo, per un cambiamento di mentalità e lessico sulla questione, che porterebbero a decrementare la violenza su di loro.
In Italia non esiste un vero e proprio studio su come parlare di femminicidio e, in generale, di reati sulle donne. Sembra quasi irrilevante, per alcuni, ma produrrebbe un modo nuovo, rispettoso e civile di approcciare il genere femminile. Questo nuova scrittura o lessico civile al femminile, trasformerebbe l’idea della donna, dal come la descrivono i media o i giornalisti, per esempio.
Cambierebbe la filosofia di vita, soprattutto, che deriva da una cultura laica e civilizzata.
Perchè è dal pensiero sia degli uomini che dalle donne stesse che passa il vento di cambiamento. Per esempio non mettendo in rilievo frasi che tendono a sminuire il ruolo aggressivo del persecutore. Per esempio non giustificandolo, cioè dandogli una motivazione quasi moralmente giusta. Non solo presente nei giornalisti, ma a volte anche nelle aule dei tribunali. Infatti spesso per ottenere giustizia la donna arriva allo step della Cassazione per vedere il reato subito riconosciuto dalla Legge.
Il libro aiuta a trovare il modo di denunciare la violenza, è un piccolo vademecum utile in tale direzione, tanto preciso e adeguato in termini e informazioni legali, correlato con la proposta di cambiare, appunto, l’educazione della società italiana nel modo di vivere la sessualità e l’affettività, a non fondare come appropriato un atteggiamento maschilista e prepotente in tutti i rapporti con le donne, in maniera tale da non convalidare una dimensione sessista e umiliante, dominante e profondamente “bossy”, ovvero di comando sulle donne.
In Europa, di solito, c’è più attenzione per le caratteristiche psicologiche femminili, sulla libertà e armonia tra i sessi, specialmente per un’ottica che permetta una sessualità consapevole e matura, cosa che, per varie ragioni, in Italia è scarsa.
Il capitolo che più mi ha coinvolto per le tematiche affini alla mia professione di psicoterapeuta, è quello sull’educazione sessuoaffettiva.
Parlare di sesso non induce a farlo o ad aumentare semmai la curiosità, ma altrimenti a soddisfare quei dubbi, misconoscenze, o ritrosie che i ragazzi alimentano sulla questione sessuale. Infatti proporre progetti nelle scuole di tale entità, grazie ai quali informare per scegliere in piena consapevolezza, libertà e conoscenza di sé e del partner, e in generale aiuterebbe a costruire una società migliore, in cui ci sarebbe un eventuale decremento della violenza di genere, ovvero meno reati contro il sesso femminile.
In Italia quasi non esiste questo tipo di educazione. L’autrice ha osservato che anche nei Paesi europei quali la Finlandia, cosiddetti evoluti sul piano della libertà sessuale, quando sono venuti a mancare i fondi economici diretti a questo tipo di progetti, la violenza di genere aumentava.
L’autrice spende pagine e pagine per rendere informato il lettore o la lettrice sulla giurisprudenza nel settore, inoltre elecando tutti i centri antiviolenza italiani. Infatti è di vitale importanza comunicare in modo repentino ed efficace la violenza subita anche domestica ad un operatore specializzato, senza omertà o timore di essere giudicate e/o sentirsi responsabili, “sporche” per il danno che le si è perpetrato.