Nicla Vassallo, filosofa e autrice di Conversazioni (Mimesis Edizioni)
spiega come applicare la scienza della saggezza alla realtà quotidiana. Per cambiare il nostro mondo, media inclusi.
A volte la filosofia scende dall’iperuranio e prova a parlare a tutti. Dei media, di radio, di politica, di scuola, di pregiudizi, di certi equivoci di alcune teorie e movimenti, del confronto con le altre culture e con la spiritualità orientale, di preferenze sessuali, d’amore, di conformismo. Tutti questi temi sono al centro di Conversazioni (Mimesis Edizioni), libro-intervista della giornalista Anna Longo a Nicla Vassallo, prima filosofa italiana presente nella collana Volti. Un invito a "prendere la vita con filosofia", ma nel vero senso del termine.
Perché un libro di questo tipo? La risposta a Nicla Vassallo:
«Per mettermi alla prova, affidandomi a due grandi professioniste (Anna Longo e l’illustratrice Francesca Biasetton, autrice del disegno nella pagina successiva, ndr). Per chiarire, senza specialismi, in una lunga intervista temi che ho finora affrontato con tecniche più tradizionali. Per fare sì che quei temi risultassero accessibili in diverso modo. Per illustrarli con le parole, e dare loro voce tramite i disegni. Intervista e filosofia, illustrazione e filosofia: bei connubi, magnifiche armonie. Specie per la vita quotidiana».
Cosa significa applicare la filosofia alla vita di tutti i giorni?
«Si tende a immaginare che la filosofia abbia a che fare solo con astrazioni. Sbagliato e giusto. Anche perché occorre “astrarsi” per proporre pensieri lucidi per il nostro quotidiano e nel nostro quotidiano».
Cosa fa la filosofia oggi?
«La buona filosofia ci conduce a ragionare, a valutare le situazioni, a evitare i pregiudizi, le apparenze, le supponenze, le vanità, le retoriche e le menzogne. Con la buona filosofia poniamo le basi per non cadere in errore, per confrontarci con i troppi stereotipi a cui ogni generazione tende a conformarsi, stereotipi che vanno evitati altrimenti si sprofonda nel conservatorismo più becero».
Come può, tutto questo, aiutare le nuove generazioni?
«La differenza tra generazioni non mi convince del tutto. Ripongo fiducia nei singoli individui. La filosofa risulta d’aiuto per alcuni giovani, come per alcuni meno giovani: a importare è il loro desiderio di ragionare e di conoscere. La filosofia è, del resto, amore per la sapienza».
Qual è la miglior filosofia per il grande pubblico?
«C’è una divulgazione filosofica valida, che tenta di comunicare con competenza e chiarezza, e una divulgazione scorretta, infarcita di retorica, termini vaghi, citazioni, boria, addirittura ignoranza. Quando il grande pubblico, dopo aver letto un volume di divulgazione o assistito a una conferenza, reagisce con affermazioni del tipo “Fantastico quel filosofo. Non ho capito nulla: lui/lei sì che è intelligente!”, so di trovarmi di fronte a una divulgazione scorretta».
Nel volume si fa riferimento a fatti di cronaca. Perché?
«Se da sempre ritengo che occorra applicare la riflessione filosofica alla cronaca al fine di comprendere, in modo critico, cosa sta accadendo nel mondo, devo ad Anna Longo la convinzione che questo sia uno dei compiti cui la divulgazione valida non può sottrarsi».
Il confine tra verità e menzogna è sempre più labile. Come recuperare una distinzione più netta?
«Il confine non è labile in sé. C’è chi aspira alla verità. C’è chi mente. Sono i mentitori e i plagiatori a indurci a credere nella precarietà del confine. Identificare chi mente e non lasciarsi frodare è un passo importante».
I media, oggi, favoriscono la verità o la rendono più difficile da raggiungere?
«Dipende dalla serietà dei media. I media che offuscano la verità non sono media. A voler essere generosi, assomigliano a venditori di fumo; oppure, in essi si riscontrano strategie di vendita, del tutto prive dell’obiettivo di trasmettere conoscenze».
La scuola può insegnare ad avere una mente filosofica? Quali sono gli strumenti e le strade da percorrere per formare i giovani al rispetto della verità?
«Se in ogni ordine di scuola, università inclusa, si facesse meno storia della filosofia e più filosofia seria, filosofia “nuda e cruda”, la mente diventerebbe filosofica senza troppe difficoltà. Quanto al rispetto della verità, il primo strumento, ma anche la prima strada è che questo rispetto venga richiesto e insegnato ai giovani da chi rispetta la verità, non da altri. In ogni caso, senza verità, dove andremmo?»
Il confronto con le altre culture ci porta alla scoperta di altre filosofie o il filo conduttore è sempre lo stesso?
«Se da una parte ci apre nuove prospettive, dall’altra il confronto ci mostra con nettezza che la ricerca della verità e della conoscenza è quanto ogni filosofia deve proporre».
Secondo recenti statistiche, le facoltà universitarie umanistiche, e in particolare gli indirizzi storici e filosofici, producono il maggior numero di disoccupati. Il percorso è irreversibile?
«Per quanto riguarda la filosofia, è senz’altro reversibile, ma a due condizioni: primo, che si faccia buona filosofia ragionata, e non storia della filosofia. Secondo, che la nostra società valuti in modo proprio le capacità di ragionare e di conoscere. Senza ragionamento e senza conoscenza, in quale società vivremmo? In una società disumana».
Il volume si chiude con una poesia di Vittorio Lingiardi. Perché questa scelta?
«La poesia non è filosofia, né la filosofia è poesia. Eppure la poesia rimanda alla filosofia e la filosofia alla poesia».
Intervista di Silvia Nava