La Cedu prescrive tutela della vita familiare, non matrimoni same-sex. Vale il modello interno, che impedisce di colmare per via giudiziaria il vuoto creato dall’inerzia del legislatore. Ma è contrasto – 11 Novembre 2015
Impossibile trascrivere in Italia il matrimonio same-sex celebrato in un altro Stato Ue, anche se il nostro Paese fa parte dell’Unione europea e riconosce l’intrinseca validità e la consistenza sociale delle nozze fra persone dello stesso sesso: il punto è che nell’attuale quadro normativo si tratta di un modello che sesso non corrisponde alla tipologia del matrimonio delineato nel nostro ordinamento e dunque non risulta trascrivibile. Né può essere colmato per via giudiziaria l’evidente vuoto normativo prodottosi in Italia per l’inerzia del legislatore, che non si è adeguato alle indicazioni provenienti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dal Parlamento europeo: la giurisprudenza di Strasburgo, d’altronde, prescrive solo di garantire strumenti per tutelare la vita familiare delle coppie omosessuali (cfr. “L’Ue all’Italia: Unioni civili alle coppie gay”, pubblicato il 9 settembre). È quanto emerge dalla sentenza 2286/15, pubblicata dalla sezione persone, minori e famiglia della Corte di Appello di Milano.