di Isa Maggi
Si, ci siamo perché non possiamo più delegare completamente agli uomini la gestione dell'economia, dell'ambiente, del welfare, dei diritti delle persone.
Abbiamo in mente un chiaro modello di sviluppo che ha alla base la salvaguardia dell'ambiente un cui viviamo e la creazione di opportunità di lavoro per noi donne.
L’impegno storico sottoscritto a Parigi il 12/12/2015 da oltre 170 paesi per non superare i 2° C del surriscaldamento globale sembra essere stato accantonato da molti con gravissima responsabilità per le generazioni future.
Esattamente un anno fa, 13 novembre 2017, 15.000 scienziati di ogni parte del mondo erano tornati a rilanciare lo stesso appello rivolto 25 anni prima: «Occorre un drastico cambiamento nella gestione delle risorse terrestri», pena il superamento dei limiti della tollerabilità della biosfera. In altre parole, la vita come non oggi la conosciamo potrebbe finire (https://www.repubblica.it/ambiente/2017/11/13/news/documento_di_15000_scienziati_il_pianeta_in_crisi_si_cambi_ora_o_mai_piu_-181015393/ ).
Circa un mese fa, l’IPCC, Il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’ONU, ha reso pubblico un Rapporto “speciale” destinato ai “decisori politici” di tutto il mondo perché il destino della vita del pianeta si deciderà in questi ultimi 10-12 anni. (https://www.cmcc.it/ipccitalia/i-governi-approvano-la-sintesi-per-decisori-politici-dellipcc-special-report-on-global-warming-of-1-5c/ ).
Mentre le preoccupazioni dei Governanti sembrano essere altre, la reazione di Madre Natura sono ormai più che evidenti con i fenomeni meteo estremi che riempiono quotidianamente i telegiornali.
Il cambiamento climatico è una realtà che sta già colpendo persone, comunità, ecosistemi, provocando vittime e sofferenze.
Numerosi e preoccupanti sono i segnali di accelerazione: dal livello dei mari osservati dal satellite, alla fusione dei ghiacci artici, alle modificazioni delle correnti marine e di quelle ventose, alle ondate di calore e i fenomeni alluvionali sempre più frequenti.
Noi, insieme alla comunità scientifica che è ben consapevole del cambiamento in atto, chiediamo che:
1- Si acceleri l’azione climatica perché le emissioni comincino una stabile traiettoria di discesa entro il 2020, per arrivare all’economia a carbonio zero nel minor tempo possibile.
2- Si aumentino gli impegni di riduzione delle emissioni presentati nel quadro dell’Accordo di Parigi, rendendoli coerenti con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale.
3- Si faccia tutto il possibile per limitare l’aumento medio della temperatura globale a 1,5°C rispetto all’era pre-industriale
4- Si definisca il Piano Nazionale Energia Clima, con un percorso partecipato, facendone un vero e proprio piano di decarbonizzazione che individui le azioni necessarie in tutti i settori e con una visione sistemica.
La violenza che viene perpetrata alla Madre Terra ha la stessa matrice della violenza che viene perpetrata ogni giorno su noi donne.
Nell'Europa che vogliamo noi donne intendiamo esercitare una vera democrazia paritaria sostanziale.
I talenti delle donne non devono essere sprecati. Le donne e il lavoro delle donne sono un valore aggiunto per una riduzione delle povertà, per uno sviluppo delle città e l'attivazione di politiche di urbanizzazione sostenibili, per un’istruzione di qualità, per una vera attenzione all'ambiente e al cambiamento climatico,per affrontare criticità emergenti quali le migrazioni in atto.
La maggior parte della forza lavoro è composta da donne che influenzano almeno per due terzi i consumi.
Noi donne vogliamo politiche più chiare, azioni concrete, il controllo sull'uso pubblico del denaro, prodotti riconducibili ad uno stile di vita caratterizzato da una maggiore cura delle relazioni e del mondo, una politica e una classe dirigente di qualità e competente, più servizi sociali ed educativi, più cultura, più sostegno a persone e popoli in povertà.
E' ora di una nuova economia al femminile che si fonda su uno sviluppo economico e sociale inclusivo basato su sistemi di governance della cultura, dell'innovazione e della creatività che rispondono alle esigenze e ai bisogni delle popolazioni.
Un sistema di gestione trasparente della società, partecipativo ed informato che implica anche il coinvolgimento di una platea paritaria di voci femminili, provenienti in particolare dalla società civile e dal settore privato.
Abbiamo bisogno di un cambiamento nei valori trasmessi dai nostri sistemi economici e finanziari: dalla ricerca della redditività al benessere, dagli schemi di concorrenza alla solidarietà, dalla disuguaglianza alla trasparenza.
Noi donne chiediamo da tempo un “Patto per le Donne” per essere le nuove protagoniste.
Non è più possibile che continuiamo a salvare il sistema del welfare e la caduta della domanda con il superlavoro domestico, forme sempre più accentuate di lavoro sommerso e sottopagato e, nello stesso tempo, a salvare il consumismo.
Noi donne facciamo della tolleranza un valore fondamentale, crediamo nella qualità delle relazioni e nella positività dei legami familiari, punto di riferimento sicuro e solido in un mondo incerto.
Abbiamo dalla nostra parte il tempo, il voto e la capacità di creare opinioni.
In tutto ciò si può intravedere una via per il futuro.
L’Europa raccomanda e sancisce principi di sostegno ai giovani e alle giovani donne in particolare fondati su politiche attive di istruzione, formazione e inserimento nel mondo del lavoro che, promuovendo la prevenzione dell’esclusione e della marginalizzazione sociale, introduce finanziamenti importanti con valenza anche anti ciclica negli Stati dove la disoccupazione giovanile risulta superiore al 25%.
Nel Gender Gap Report 2017, emerge anche che in Italia il Parlamento è formato solo dal 31% da donne, e nei ministeri la loro presenza è limitata al 27,8%.
Le ultime elezioni del 4 marzo scorso hanno di fatto migliorato lievemente la posizione nel Parlamento e solo il Movimento dei 5 Stelle raggiunge a malapena il 40% della presenza femminile. Per quanto riguarda il potere politico il divario di genere (anche se ridotto rispetto al passato) è comunque molto ampio e si è allargato negli ultimi dieci anni per la salute e sopravvivenza: in questo campo, siamo passati dal 77 esimo del 2006 al 123 esimo posto. Come partecipazione economica e per opportunità offerte, siamo passati dall'87esimo del 2006 al 118esimo posto. Abbiamo cercato di coinvolgere nelle politiche di marzo e nelle regionali i candidati e le candidate attraverso la sottoscrizione e l'adozione del Patto per le donne, il documento politico degli Stati Generali delle Donne.
Continuiamo nel percorso tracciato declinando Il Patto delle donne in ogni regione italiana anche per le prossime regionali. Non smetteremo di vigilare e ricostruire il filo interrotto tra società e politica. La nostra passione non basta, dobbiamo aiutare la politica a costruire sulla razionalità, è un ruolo da riconquistare ogni giorno, soprattutto oggi.
D’altra parte le elette devono anche oggi fare i conti con quello che Gabriella Bonacchi chiama il faticoso “stare” delle donne dentro i luoghi della politica: il corpo femminile come corpo “speciale” che non riesce “ad occupare una porzione sufficientemente consistente della sfera pubblica, istituzionale” e che dunque deve conquistare un di più di autorevolezza e di peso.
Non possiamo neanche non sottolineare il modo in cui molte giovani stanno nelle stanze della politica: sembrano più a loro agio, ma è come se vivessero in un ‘mondo neutro’ che usa i codici del femminile in funzione rassicurante del maschile, secondo una modalità che sembra dimenticare (o rifiutare), come hanno mostrato a proposito delle cosiddette quote rosa le sindache a cinque stelle Raggi e Appendino -la valenza dell’agire politico che le ha portate fin al ruolo assunto.
“Il Patto per le Donne” è una risposta flessibile ed integrata alle diverse esigenze territoriali per le politiche a favore delle donne, promuovendo a tal fine un più efficace coordinamento tra i diversi strumenti di programmazione e di pianificazione e tra le diverse fonti finanziarie disponibili, nonché tra i diversi soggetti istituzionali interessati. Il Patto è un percorso unitario di intervento sui territori finalizzato a creare nuova occupazione femminile nell'ambito dello sviluppo economico, produttivo ed occupazionale dell'Italia, per la cui attuazione è ritenuta necessaria un’azione coordinata, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, in considerazione della strategicità e complessità degli interventi, nonché per accelerarne la realizzazione,nel rispetto delle disposizioni comunitarie e nazionali.
“Il Patto per le donne” sta diventando azione politica di costruzione di misure reali nei territori, per creare lavoro femminile, nuove imprese, benessere e miglioramento della qualità della vita per uomini e donne. Le aree urbane e rurali sono laboratori per attivare nuovi strumenti e nuove strategie per uno sviluppo sostenibile che possa mettere in moto i meccanismi per ri-creare nuova occupazione.
La politica e l'economia, il settore pubblico e quello privato, il passato e il presente, si stanno confrontando con noi donne in uno spazio aperto al dialogo, che cercherà di mettere in luce le misure di policies e leadership necessarie a ciascun ruolo, gli input e gli output per il cambiamento.
Stiamo lavorando per la costruzione di una rete tra donne con l’obiettivo di attivare un percorso democratico e partecipato, verso le elezioni regionali ed europee del 2019 .
I nostri percorsi formativi contengono l'invito alle donne a fare un passo avanti nel mondo che le vede protagoniste e c'è anche un invito autorevole agli uomini affinché si mettano da parte e abbandonino l'esclusività della loro tradizione e del loro stereotipato maschilismo, affinché possano trovare finalmente nel pensiero e nell'azione delle donne una modalità per la fuoriuscita da tutte le crisi che da tempo ci travolgono.
Si, noi ci siamo.