In questi giorni assistiamo al braccio di ferro tra Camusso e Fornero, due donne in ruoli di grande responsabilità e impegnate a confrontarsi in modo deciso per difendere le proprie ragioni.
Una vicenda che in politica non avrebbe nulla di eccezionale ma a renderla tale sembra essere il fatto che riguardi due donne e di potere: cominciano infatti a uscire commenti tipo donne di ferro, lacrime e sangue (riferito a Fornero), la donna mastino e altre formule che nulla hanno di nuovo, al punto che mi hanno fatto ricordare un articolo che io scrissi due anni fa (Women in the city) e che, per la sua attualità, vorrei riproporre perché testimonia come nulla sia cambiato a livello di luoghi comuni, stereotipi e situazione femminile.
Colpa di Eva o di Adamo?
Sarà l’arrivo dell’estate e il conseguente calo di argomenti e di creatività che spinge i giornali a rispolverare notizie-non notizie propinandole come sensazionali, dedicandole pagine intere? Un grande quotidiano nazionale (Repubblica,27.5.09) alcuni giorni fa ha chiamato in causa, ancora una volta, noi donne con una delle più viete banalità, che si può sintetizzare, come il titolo stesso riportava, in Eva contro Eva : una quanto mai riprovevole caratteristica attribuita allo specifico femminile, montata su ben due preziose pagine, che, in questi tempi di particolare tensione sociale e politica, meglio e più seriamente avrebbero potuto essere impiegate per trattare un’infinità di altre tematiche. Ancor meglio se dedicate, una volta tanto seriamente, al mondo femminile: potrei citare un’infinità di questioni aperte che tutte noi vorremmo oggetto di dibattito: per fare un esempio, perché stiamo entrando sempre più in un giro di boa che ci vede arretrare quando non scomparire dallo scenario politico e del lavoro? O piazzate spesso come fanalini di coda in tutti i settori?
Tornando però al tema, perché non parlare dell’Adamo contro Adamo, uno spettacolo questo sì di grande attualità nel momento in cui in casa DS, alle soglie del congresso sembra che le tensioni, tutte pressocché di genere maschile, sono sotto l’occhio di tutti.
Perché il comportamento angelicato si aspetta solo dalle donne? Gli angeli non hanno sesso, che io sappia.
Costruire un articolo a tutta pagina per dire che le donne a volte si mettono in concorrenza tra loro e litigano per strapparsi l’un l’altra l’osso suona veramente obsoleto, come la scoperta dell’acqua calda, simbolo della banalità di un certol pensiero giornalistico, che potremmo definire “pensiero liquido”, parafrasando Zygmund Bauman : è come osservare con meraviglia che la gente si spintona per salire su un unico tram che arriva dopo ore di attesa. E la notizia sorpresa qual’è? che anche le donne spintonano!
In un momento in cui il decadimento generale dei comportamenti pubblici e privati mostra un genere maschile che dà la più squallida rappresentazione di sé sia nell’ambito dei partiti, sia di fronte alle telecamere, dove senza ritegno è ormai diventato di moda l’insulto reciproco, il battibecco da cortile, l’introduzione del turpiloquio, sia negli ambienti di lavoro – tanto più se si tratta delle stanze dei bottoni. L’unica affermazione seria che si legge nell’articolo sembra essere quella del professore dell’Università La Sapienza, Antonio Vento, che riferendosi al mobbing sociale approfondisce la condizione diffusa di conflitto che si registra tra gruppi sociali simili, tema questo molto diverso da quello di Eva e di Adamo.
Per tornare all’articolo in questione ciò che lascia stupite e incredule è che per lanciarlo si sia utilizzato il pretesto di un vecchio libro di una femminista americana, neanche citata per nome, che pubblicò qualcosa in proposito sette anni fa! (Woman’s Inhumanity to Woman). Il libro sparì rapidamente dalla circolazione ma ora, segno dei tempi, in America è stato rieditato: la notizia “forte” che si dovrebbe ricavare dall’articolo sarebbe che mentre sette anni fa le femministe americane reagirono male alla pubblicazione oggi sembra che esultino, finalmente resesi conto che le donne sono come gli uomini: un riconoscimento insomma che anche “le donne sono esseri umani”.
A monte di questa operazione editoriale sembra ci sia una ricerca del Workplace Bullying Institute che avrebbe rilevato che il mobbing sulle donne viene fatto prevalentemente da altre donne, di grado superiore. Nessun commento!
Tuttavia una parola di buon senso arriva dall’America’s Catalyist, istituto che fa ricerca sulle differenze di genere e che commenta: “sembra che le donne sbaglino qualsiasi cosa facciano: se lo stile di leadership è corretto sono considerate troppo deboli, se copiano gli uomini ( e quindi diventando scorrette, n.d.a.) sono considerate troppo dure”.
Magari le donne fossero veramente litigiose e sapessero sgomitare, con uomini e donne, fa lo stesso, magari imparassero l’arte di alzare la voce e puntare i piedi, di manifestare pubblicamente anziché aspettare la manna dal cielo. La verità è che l’immaginario maschile non cessa di inseguire il sogno di una donna che si levi dai piedi, non intralci i manovratori che hanno tutta l’intenzione di rimanere unici e soli, liberi di farsi la guerra e di dare il peggio di sé, soprattutto senza concorrenti femminili. Non dice nulla il fatto che a litigarsi l’osso per la nomina a segretario di partito per i DS siano sempre tre, quattro esemplari tutti di pura matrice maschile?