Tanti convegni oggi, incontri nelle scuole, nei Comuni, eventi, tante #panchinerosse ovunque mentre ci dicono, in Tv, che il “fenomeno” è stato arginato, che sono sulla buona strada, che i dati sono diminuiti rispetto allo scorso anno.
Non si tratta di un fenomeno ma di un dramma strutturale che attanaglia la nostra società. Tutto questo è “Potrebbe succedere anche a te” e ognuna di noi è vittima in una grande liturgia dell’ambiguità e del non detto, del non fatto in una rassicurazione collettiva che in realtà nulla sta cambiando e che il modello patriarcale della società è salvo e non corre ancora alcun pericolo.
Ma le donne sanno tutto questo, hanno capito che le politiche di “Inclusione” cosi tanto sventolate non sono altro che un vessillo a tenerle dentro, a rinchiuderle in un mercato del lavoro che non le vuole. Le donne non sono il segmento debole della popolazione, che deve essere incluso in un mercato del lavoro asimmetrico ma funzionale allo status quo. Le donne non sono un ghetto da salvaguardare o una categoria da proteggere, sono soggetti fondanti della nostra società.
La forza generatrice e rigeneratrice delle donne sta emergendo con consapevolezza crescente in molti spazi e luoghi inusuali chiedendo opportunità in più, lavoro, politiche di uguaglianza, di umanità e di giustizia sociale, di cura per sé e per la Madre terra.
Questa forza deve ora entrare a pieno titolo nei palazzi del potere e dell’economia per avere parola, con autorevolezza, per affermare il nostro ruolo, il nostro saper fare, la nostra visione del mondo, in una alleanza con gli uomini, non tutti evidentemente, con quelli “illuminati” che camminano con noi sulle strade della vita e che riconoscono i nostri spazi di libertà.
Questo 25 novembre, che da sempre, viviamo ogni giorno dell’anno, deve essere l’invito a tutte noi a superare le emarginazioni, le umiliazioni, il dolore, le violenze che stiamo ancora subendo per fuggire dall’idea di volere essere uguale agli uomini, perdendo cosi il senso profondo della nostra differenza della nostra storia e della nostra forza.
Chiediamo alla Ministra Roccella condizioni per trovare o creare un lavoro, fondi veri per gestire una formazione finalizzata all’occupazione, risorse per gestire i nostri tempi di cura e di lavoro, fondi per gestire le situazioni di chi, fra di noi, è meno fortunata e subisce violenze quotidiane e non sa come uscirne perché non ha un lavoro o una casa, fondi per decidere di fare figli.
Chiediamo alla Ministra Roccella di utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dal Pnrr e dalla nuova programmazione dei fondi strutturali per cambiare il corso della storia. Non bastano i pochi fondi messi a disposizione per realizzare la “certificazione di parità nelle aziende”, tema quasi anacronistico in una situazione tanto drammatica per il nostro Paese, tra crisi energetica e inflazione alle stelle. Non ci sono bastati i 400 milioni messi a disposizione dal Mise per sostenere la nascita di nuove imprese femminili e consolidare quelle esistenti. Pochi fondi, esauriti in una manciata di secondi attraverso un violento “click day”.
E’ arrivato il momento di una grande chiamata di competenze, di creatività, di lungimiranza, oltre le pari opportunità.