Al fine di fornire una più larga riflessione, riportiamo alcuni link di collegamento ad articoli che trattano nel merito della questione giuridica della violenza contro le donne.
Con Nordio solo nuovi reatidi Don David Maria Riboldi
Il Manifesto, 22 ottobre 2025 Per la Giornata internazionale della donna 2025 il Governo Meloni ha presentato il disegno di legge che introduce il delitto di femminicidio, approvato dal Senato e ora alla Camera (ddl n. 2528). Il ddl femminicidio è l’ultimo di una serie di provvedimenti che affrontano la violenza di genere con politiche senza risorse, incapaci di prevenirla. Si tratta di norme penali che inaspriscono le sanzioni: usi simbolici del diritto penale, ispirati a panpenalismo e securitarismo. L’assenza di risorse significa mancanza di investimenti nell’educazione al rispetto e nel contrasto alla cultura patriarcale.
Il femminicidio non si batte con il populismo penaledi Società della Ragione
Il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2025 Per assicurarsi pubblico i media prediligono una lettura superficiale, capace di sollecitare un interesse morboso ma non di far comprendere i meccanismi profondi. Con cadenza quotidiana apprendiamo della morte di almeno una donna per mano del proprio uomo, veniamo a conoscenza dei particolari macabri del delitto e ne seguiamo le vicende giudiziarie, senza che però nessuno di noi comprenda davvero la sostanza dei fatti e men che meno gli aspetti psicologici profondi dei protagonisti, forse perché la natura della divulgazione mediatica lo impedisce o forse perché la priorità non è quella di informare i cittadini, ma di tenere in piedi il circo mediatico.
Gli italiani sanno tutto dei femminicidi compiuti, nulla sulla cultura che li generadi Rosamaria Fumarola
Avvenire, 22 ottobre 2025 Il castigo, di sua natura, si occupa del “dopo”. La vita va difesa “prima” potenziando tutti gli strumenti a disposizione. Le continue cronache di femminicidio sono dolore e sgomento. La coscienza collettiva è pervasa dalla riprovazione unanime, eppure resta desolata e impotente. Il primo approccio, reattivo e persino rabbioso, va diretto alla lotta: “ma non ci sono leggi a frenare questi crimini?”. Certo che ci sono, e non da ieri. È del 2011 la Convenzione di Istanbul “sulla prevenzione della violenza contro le donne e la lotta contro la violenza domestica”, firmata dai Paesi membri del Consiglio d’Europa. In Italia speciali misure penali sono state inserite dalla legge 119 del 2013, sui “maltrattamenti”, lo stalking e gli atti persecutori, le violenze; e poi la legge sul “codice rosso” del 2019, e poi la legge 168 del 2023; fino al disegno di legge n. 1433, approvato dal Senato nel luglio scorso e trasmesso alla Camera, per punire il femminicidio con l’ergastolo.
Femminicidi: le leggi ci sono, si lavori di più sulla prevenzionedi Giuseppe Anzani
Il Dubbio, 22 ottobre 2025 Sei anni dopo “Angeli e Demoni” il Parlamento approva una legge per normalizzare la sfiducia nei servizi sociali: più controlli sugli affidi ma nessuna prevenzione rispetto ai maltrattamenti. Cento trentuno sì, zero contrari, opposizioni astenute. La Camera ha approvato il ddl in materia di tutela dei minori in affidamento, norma voluta dalla ministra della Famiglia Eugenia Roccella e dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha l’obiettivo di prevenire e ridurre il ricorso a periodi prolungati di permanenza dei minori presso istituti o a situazioni di affidamento “sine die”, in cui i minori vengono allontanati dalle loro famiglie. Una norma nata sull’onda lunga del caso Bibbiano, un’inchiesta sconfessata nelle aule di Tribunale, ma che la politica usa ancora come spauracchio, cavalcandone le fake news.