Consigliera con delega alle Politiche culturali, per l’inclusività e l’aggregazione sociale di Curno Bergamo.
All’incontro sui temi di ” Donne, economia e territori”, promosso dagli Stati Generali delle Donne in collaborazione con il Mise che si svolgerà a Roma il 18 Novembre, durante cui si proporrà di redigere un documento finale da consegnare al Governo e si stabiliranno reti per progettare azioni sui territori, sarà fondamentale la presenza delle amministratrici pubbliche.
Per l’ importante lavoro da lei svolto sul territorio, abbiamo chiesto il parere a Paola Bellezza, Consigliera con delega alle ‘Politiche culturali, per l'inclusività e l'aggregazione sociale’di Curno Bergamo.
Durante i lavori di questo importante incontro, si parlerà del potere di cambiamento dell’economia della condivisione e della riorganizzazione dei modelli esistenti. Queste trasformazioni dovranno passare necessariamente attraverso lo sviluppo di un nuovo modo di fare impresa, di creare nuovi valori e nuovi ruoli per tutti. Ciò non può prescindere da un cambiamento culturale di tutta la società. Secondo lei siamo preparati ad affrontare questa sfida e se si che ruolo possono svolgere le donne?
L’economia come l’abbiamo sempre conosciuta non funziona più e questo è un dato di fatto confermato dalla crisi globale in atto dal 2008. L’Italia è costretta a rivedere i propri modelli economici che sia pronta o meno; si possono cogliere segnali incoraggianti che al momento non sono tuttavia sufficienti a portare al cambiamento di cui abbiamo bisogno. Le donne dovranno essere le prime promotrici delle riforme socio economiche necessarie al nostro paese.
Una trasformazione, sia pure parziale, delle regole di mercato non può non modificare lo svolgimento della vita e delle relazioni sociali. Ritiene che sia necessario ripensare le infrastrutture locali al servizio del cittadino, servizi urbani ed orari, come da sempre le donne hanno rivendicato?
Si, ne sono convinta. Le infrastrutture locali sono le emanazioni dello stato più vicine al cittadino e sono e quelle che più si devono modellare sulle sue esigenze. Nella mia esperienza di amministratrice locale ho potuto notare come nei piccoli comuni sia possibile muoversi in questo senso, le possibilità ci sono ma vanno supportate e spinte da un grosso lavoro politico. Senza una precisa idea dell’amministrazione che se ne occupa e senza un’ottima conoscenza del territorio si rischia di non soddisfare le vere esigenze dei cittadini e di non essere i grado di cogliere occasioni importanti offerte da enti più grandi come ad esempio bandi e sovvenzioni nazionali o europee.
Una vera innovazione, per essere completa e per essere svolta non può prescindere da modelli diffusi di cambiamento. Le donne, in ogni circostanza storica, sono state quelle che più decisamente hanno avanzato richieste di adeguamento alle politiche sociali. Crede che in questo millennio, in questa fase, sia possibile che le donne si facciano promotrici di queste esigenze? Soprattutto che le forze politiche sappiano cogliere il loro apporto innovativo?
Credo nelle donne e nella loro forza innovatrice, basti pensare a Rosa Parks e a Malala Yousafzai; vedo tuttavia un progressivo disinteresse di molta parte delle donne e degli uomini in generale verso la politica e una sempre maggiore sfiducia nei confronti di chi la esercita. La mia speranza è che chi ha ancora voglia di impegnarsi per il bene comune e per garantire un futuro migliore alle generazioni dopo di noi sia in grado di riaccendere l’interesse per la cosa pubblica anche negli scettici. Noi donne in tutto questo abbiamo un ruolo fondamentale, se sapremo agire unite e coese potremmo fare la differenza. Le forze politiche dovrebbero essere le prime a cogliere questo potenziale e a sfruttarlo, purtroppo al momento non sembrano muoversi in questa direzione. Io sono fiduciosa, anche se i dati sono poco confortanti; al giorno d’oggi le donne che fanno politica sono poche e quindi la strada verso un cambiamento di prospettiva in questo ambito risulta essere ancora lunga e impervia.
Lei è una amministratrice impegnata in prima linea sul territorio. Quali sono state le difficoltà e le conquiste che hanno segnato il suo impegno?
Questa è la mia prima esperienza amministrativa ed è stato difficile riuscire a capire alcuni meccanismi che riguardano la gestione di un comune, in aggiunta a ciò la mia figura ibrida di consigliera con delega non aiuta; non sono un’ assessora ma lavoro molto più di una consigliera senza delega. Queste tuttavia sono fatiche che si sono lenite con il tempo e capendo come si possa agire in un ente pubblico; la vera sfida che riguarda il mio ruolo è riuscire a entrare in contatto con i cittadini e lavorare con loro per rendere il nostro comune migliore. Occuparsi di cultura in un piccolo comune della Lombardia non è sempre un’esperienza gratificante, la maggior parte della gente considera il tuo ruolo pressoché inesistente, ma io sono stata molto fortunata! Nonostante le difficoltà economiche che attanagliano i piccoli paesi l’amministrazione di cui faccio parte ha sempre investito sulla cultura dandomi la possibilità di portare avanti percorsi per me importanti. Ora che sono quasi a fine mandato ci sono due momenti che ricordo con maggiore soddisfazione: l’adesione alle reti nazionali RE.A DY e la creazione del percorso culturale “Alla Pari” un progetto contro la violenza di genere creato in collaborazione con un consultorio vicino a Curno, che oggi si è esteso ad altri due comuni. L’idea alla base di “Alla pari” è quella che la violenza di genere si può e si deve combattere soprattutto a livello culturale e quindi attraverso diversi canali e linguaggi con cui cerchiamo di far passare questo messaggio.
m.a. per il Portale delle donne