Parto gemellare, riposi doppi. Altrimenti è risarcimento automatico alla lavoratrice
Danno “in re ipsa”, liquidazione equitativa anche senza la prova di spese per la baby-sitter
La lavoratrice ha avuto due gemelli? Ha diritto al riposo giornaliero in misura doppia. E se il datore non si adegua, il danno alla lavoratrice è in re ipsa: scatta il risarcimento liquidato in via equitativa anche senza l’allegazione di danni materiali come la necessità di far al pagamento di personale per l’assistenza dei bambini. È quanto emerge da una sentenza depositata il 9 maggio 2011 dalla sesta sezione del Consiglio di Stato.
La poliziotta non ci sta
Incassa 5 mila euro di risarcimento la poliziotta cui è negato il riposo giornaliero doppio in seguito alla nascita di due gemelle. Il danno è liquidato ex articolo 1226 Cc senza che la dipendente pubblica abbia allegato, ad esempio, le spese sostenute per ingaggiare una baby sitter: il danno risulta in re ipsa perché l’obiettivo di tutelare la maternità cui tende la legge 53/2000 risulta vanificato dalla condotta del datore; oltre che la salute della madre, infatti, il legislatore si ripropone di tutelare le necessità fisiologiche dei neonati, che nel primo anno di vita hanno bisogno attenzione e affetto in misura adeguata. Insomma: se i figli sono due in un colpo solo, doppio deve essere il tempo da dedicar loro da parte della lavoratrice. E la regola vale anche per le situazione antecedenti la legge 53/2000, che rappresenta soltanto un’esplicitazione formale del principio. A essere leso è un diritto soggettivo della lavoratrice: una volta sfumato il permesso doppio, l’unica tutela possibile è il risarcimento. Oltre al ristoro alla madre-poliziotta il Viminale paga 2 mila euro di spese di giudizio.