Anche per questa Pasqua, santa e religiosa per i cristiani, si coglie tra le persone l’agitazione che precede le feste.
Il riposo dal lavoro, momenti per vivere la famiglia, gli amici, i viaggi, pasti conviviali.
Come se non ci fosse un domani.
Un bisogno disperato di ritagliarsi momenti di pausa, un distacco da un mondo che gira e fa girare la testa, un frullatore che fa perdere gli obiettivi personali, un trituratore che sconvolge intere popolazioni.
Un breve tempo per dimenticare, per affermare il bisogno di una tregua. Sapendo che, dopo, la routine del vivere riagguanterà ciascuno esattamente come prima.
Perché abbiamo sempre più bisogno di dare un senso collettivo di pace, di speranza, di condivisione alla nostra dimensione umana.
Perché dobbiamo dimenticare le guerre, gli omicidi, le violenze, la fame, gli annegamenti, le stragi.
Le immagini di bambini morti, di persone affamate, disperate.
Difficile associare questa Pasqua ad un messaggio di pace in un mondo in cui si svolgono guerre terribili, di riconciliazione tra popoli prepotenti e rancorosi che si combattono da tempo, di rinnovamento sulle distruzioni che si compiono ogni giorno.
Sola resta, infine, la speranza. Che ha sempre consentito all’umanità di riprodursi e di agire nella storia.