Il Comitato «Pro Voto»
Il 25 ottobre 1944 per iniziativa dell’UDI è indetta una riunione alla quale partecipano, oltre ai membri del Comitato Direttivo dell’Unione stessa, le rappresentanti del Comitato Femminile della Democrazia Cristiana, del Gruppo Femminile del Partito Repubblicano, dei Centri Femminili dei Partiti Comunista, Socialista, d’Azione, Liberale, Sinistra Cristiana, Democrazia del Lavoro, nonché le rappresentanti dell’Associazione «Pro Suffragio), della F.I.L.D.I.S. ( Federazione Italiana Laureate Diplomate Istituti Superiori). Si giunge in tal modo alla costituzione del Comitato Pro Voto.
Il Comitato si propone come obbiettivi da raggiungere:
l) ottenere il riconoscimento del diritto della donna a occupare posti di responsabilità nelle Amministrazioni Pubbliche, Enti Morali, ecc. e insieme ottenere le prime pratiche attuazioni di questo riconoscimento; 2) svolgere una vasta opera di propaganda e suscitare una larga
corrente di appoggio per l’estensione del diritto di voto ed eleggibilità alla donna.
I due obbiettivi si integrano a vicenda in quanto in ognuno di essi è chiara la convinzione della maturità politica femminile.
I partiti e le organizzazioni che fanno parte del Comitato inviano direttive ai loro Circoli o Gruppi di tutte le Province perché in ogni paese sia organizzato un analogo Comitato: in tal modo una vasta agitazione si sviluppa nell’Italia liberata, agitazione che deve culminare nella «settimana per il voto), fissata per il febbraio 1945. L’UDI particolarmente svolge un’attività intensissima e organizza il grande comizio tenuto nella sala del Visconti a Roma il l0 febbraio.
La questione del voto femminile è posta sulla stampa locale e nazionale con articoli che legano le parole di propaganda a concrete esperienze di maturità politica femminile.
Conferenze, conversazioni, comizi sono organizzati da per tutto.
Il Comitato Pro Voto seguiva intanto con estremo interesse l’atteggiamento dei partiti nei riguardi del suffragio femminile e prendeva l’iniziativa per provocare da parte di questi una presa di posizione decisa.
Dei tre partiti di massa non c’era da dubitare. L’opinione di questi partiti aveva un antico fondamento. I Socialisti e i Comunisti, potevano infatti richiamare al Congresso del 1892 costitutivo del partito: la Democrazia Cristiana aveva un precedente ed un nome illustre: il Partito Popolare e Luigi Sturzo.
Petizione da far firmare dal maggior numero possibile di donne, far approvare in apposite assemblee, riunioni, comuni femminili e rinviare, firmata, al Comitato di Iniziativa dell’Unione delle Donne Italiane – Roma: Via 4 Novembre 144, entro il mese di gennaio.
“Noi, donne di…. chiediamo al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità nelle prossime elezioni amministrative. Riteniamo che l’esclusione da tale diritto lascerebbe la donna in quella posizione di ingiusta inferiorità in cui il fascismo ha voluto mantenerla, non solo all’interno dello Stato ma anche nei confronti delle donne di tutti i paesi civili.
Il fascismo, con la sua folle politica di guerra, ha distrutto i nostri focolari, ha disperso le nostre famiglie ci ha poste di fronte a più gravi responsabilità nel lavoro, nell’educazione dei figli, nella quotidiana lotta per l’esistenza.
Contro il fascismo e contro l’oppressore tedesco abbiamo lottato accanto ai nostri uomini, con tenacia e coraggio nei duri mesi della occupazione. Sentiamo di esserci così acquistato il diritto di partecipare pienamente all’ opera di ricostruzione del nostro paese.
Confidiamo pertanto che la nostra legittima aspirazione sia presa in esame dagli uomini di Governo e sia finalmente resa alle donne d’Italia quella giustizia e quella eguaglianza di diritti che è alla base di ogni ordinamento veramente democratico”.