Progetto EWA, Empowering Women in Agrifood

da | Nov 27, 2022 | Testimonianze e contributi

 

 

Violenza sulle donne violenza sulla madre terra

Tanti convegni in questi giorni, incontri nelle scuole, nei Comuni, eventi, tante #panchinerosse ovunque mentre ci dicono, in Tv che il “fenomeno” è stato arginato, che sono sulla buona strada, che i dati sono diminuiti rispetto allo scorso anno.

Non si tratta di un fenomeno ma di un dramma strutturale che attanaglia la nostra società. Tutto questo è “Potrebbe succedere anche a te” e ognuna di noi è vittima in una grande liturgia dell’ambiguità e del non detto, del non fatto in una rassicurazione collettiva che in realtà nulla sta cambiando e che il modello patriarcale della società è salvo e non corre ancora alcun pericolo.

Ma le donne sanno tutto questo, hanno capito che le politiche di “Inclusione” cosi tanto sventolate non sono altro che un vessillo a tenerle dentro, a rinchiuderle in un mercato del lavoro che non le vuole. Le donne non sono il segmento debole della popolazione, che deve essere incluso in un mercato del lavoro asimmetrico ma funzionale allo status quo. Le donne non sono un ghetto da salvaguardare o una categoria da proteggere, sono soggetti fondanti della nostra società.

La forza generatrice e rigeneratrice delle donne sta emergendo con consapevolezza crescente in molti spazi e luoghi inusuali chiedendo opportunità in più, lavoro, politiche di uguaglianza, di umanità e di giustizia sociale, di cura per sé e per la Madre terra.

Al centro dell’incontro di oggi a Bologna intendo portare il legame forte fra alimentazione, salvaguardia del nostro pianeta, salute, come creare lavoro creare impresa con al centro i temi della sostenibilità e dell’innovazione.

Sappiamo che lo sviluppo e il riequilibrio del sistema economico in termini di sostenibilità è legato al benessere e alla valorizzazione dei talenti delle donne e del loro protagonismo. Occorre pertanto creare un ecosistema favorevole attraverso la promozione del lavoro delle donne, la cultura della bellezza e della condivisione, per prevenire e contrastare ogni forma di violenza sulle donne e di discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nella società.

Due considerazioni preliminari:

– la COP27 in Egitto, dove si è vissuto pure a distanza l’atmosfera dell’emergenza climatica e delle contraddizioni di un’umanità variegata che cerca di affrontarla attraverso manovre del tutto insufficienti.

– Il Mediterraneo

La Dieta Mediterraneaè il tema che più di ogni altro lega valori qui bene espressi oggi alle progettualità per soddisfare un fabbisogno dell’intera umanità: nutrire in modo sano e salubre l’umanità e farlo in modo sano e salubre per il Pianeta.

Lo avevamo già detto all’Expo di Milano del 2015 e da li avevamo tracciato una geografia che ci avrebbe portato da Milano a Matera nel 2019, allora capitale europea della cultura.

Vivere e abitare il Mediterraneo ha il significato per noi donne di attivare un processo rigenerativo perché le donne sanno riannodare con sapienza antica le trame scomposte ed interrotte in ambito politico, sociale ed economico.

Le donne costruiscono i futuri in un contesto fatto di identità e di culture diverse, di società multietnica e di diritti universali, sulla qualità progettuale e sulla necessità di consolidare l’empowerment professionale, istituzionale e politico  femminile, in Italia, al Sud.

In tutti i Sud del mondo, nella grande complessità etica ed economica di valori che spesso diventano invisibili: l’arte, il lavoro delle donne, le imprese femminili, l’architettura, la narrazione di storie lontane, le arti grafiche.

Francesca Moraci ci dice che c’è “una condizione culturale che si sta evolvendo, una capacità sociale di pensare al futuro dello Stretto nella duplice dimensione di baricentro del Mediterraneo e di antenna di risonanza che connette, trasmette e può mediare tra Europa e Africa. L internazionalità della biennale vuole essere una spinta propulsiva in questa direzione. Quell’idea necessaria per abitare il Mediterraneo in termini intergenerazionali e inclusivi”.

In una connessione di merci e di persone, in un luogo/ non luogo senza confini ma con un’anima ben definita.

Ed è emblematico che un Comune del Sud Italia di 2000 abitanti è diventato un punto di riferimento che crea, collabora, apre i confini, condivide, e sperimenta il futuro, fino ad arrivare all’ONU a New York per raccontare la sua visione così vicina ai valori che ci guidano in questo viaggio alla scoperta delle opportunità e delle soluzioni per uscire dalla tempesta perfetta della crisi climatica, ambientale, economica, energetica, politica, culturale, sociale.

Pollica con il suo Sindaco Illuminato

Pollica città delle donne

Ed allora tocca a noi donne elaborare progettualità innovative tra lo Stretto e l’intorno Mediterraneo internazionale, mettendo al centro le Città delle Donne che si affacciano sul Mediterraneo in un’ottica di scambio e condivisione degli eventi culturali, rimettendo al centro la Cura che promuove lo sviluppo e la

#bellezza come risorsa essenziale per progettare il futuro, che è anche presente, in una una magica alchimia tra cultura umanistica, creatività ed arte del fare, che ha segnato profondamente l’identità del nostro Paese.

Le richieste alla ministra Roccella

Questo 25 novembre, che da sempre, viviamo ogni giorno dell’anno, deve essere l’invito a tutte noi a superare le emarginazioni, le umiliazioni, il dolore, le violenze che stiamo ancora subendo per fuggire dall’idea di volere essere uguale agli uomini, perdendo cosi il senso profondo della nostra differenza della nostra storia e della nostra forza.

Chiediamo alla Ministra Roccella condizioni per trovare o creare un lavoro, fondi veri per gestire una formazione finalizzata all’occupazione, risorse per gestire i nostri tempi di cura e di lavoro, fondi per gestire le situazioni di chi, fra di noi, è meno fortunata e subisce violenze quotidiane e non sa come uscirne perché non ha un lavoro o una casa, fondi per decidere di fare figli.

Chiediamo alla Ministra Roccella di utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dal Pnrr e dalla nuova programmazione dei fondi strutturali per cambiare il corso della storia. Non bastano i pochi fondi messi a disposizione per realizzare la “certificazione di parità nelle aziende”, tema quasi anacronistico in una situazione tanto drammatica per il nostro Paese, tra crisi energetica e inflazione alle stelle. Non ci sono bastati i 400 milioni messi a disposizione dal Mise per sostenere la nascita di nuove imprese femminili e consolidare quelle esistenti. Pochi fondi, esauriti in una manciata di secondi attraverso un violento “click day”.

E’ arrivato il momento di una grande chiamata di competenze, di creatività, di lungimiranza, oltre le pari opportunità.