Prossima stazione Democrazia

da | Ott 4, 2011 | Editoriali

Art. 1 (Costituzione attuale)
"L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Art. 1 (proposta di modifica)
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento“.

Ore 10.00, piazza Montecitorio. Alle undici arriverà un treno che non si può perdere, ecco perché è meglio presentarsi in anticipo. Un treno in difesa della Costituzione, partito dalla Sicilia per raggiungere il Quirinale: l’ultima stazione possibile per difendere la democrazia.

Mentre aspetto parlo con Laura T., capelli raccolti e tanta rabbia.”…sì aspetto il Treno…ho una laurea in biologia, fino ad ora non ho trovato lavoro, mi arrangio, … aiuto in un negozio di kebab…si, mi danno lavoro quelli che sono venuti in Italia a cercarlo…lo sai che noi donne siamo sempre più a rischio? Lo sai che guadagniamo sempre meno degli uomini?
Si, lo so. Non si prospetta un futuro roseo per le/i giovani che entrano nel mondo del lavoro, costretti, come testimonia Laura, ad accettare lavori precari. Un’ incertezza che è ormai diventata parte della vita quotidiana e del quotidiano mal di vivere, una precarietà che è personale e sociale.

Ore 11.00. Puntuale, il treno da il segnale d’arrivo e le viaggiatrici iniziano a raggrupparsi davanti a Montecitorio. Poche, ma si sa che le linee ferroviarie dal Sud sono difficili. L’organizzazione ha avuto alcuni problemi. Quali? Siamo state boicottate dalla stampa – hanno ribadito le organizzatrici – dai partiti e dalle rappresentanze sindacali. Perché su quel treno si saliva a titolo personale: l’ordine era preciso: niente simboli che non fossero di associazioni di donne. Inoltre, viaggiare costa. Le spese sostenute sono state tutte a carico del gruppo promotore, il sostegno economico volontaristico è toppo poco per coprire gli costi così ingenti: ma il sostegno, in politica, non è mai incondizionato e la scelta dell’autonomia ha fatto sentire le sue conseguenze.

Il Treno è riuscito comunque a far confluire, da varie regioni, anche dal Nord, un significativo numero di cittadine/i convinti della necessità di un’Italia unita, democratica e repubblicana. Per difendere la Costituzione “Non solo per un giorno” sostiene Nella Toscano, rappresentante della Rete delle Donne per la Rivoluzione gentile siciliana, prima promotrice dell’idea del Treno “ma ogni giorno; per ricordare il suo ruolo, dimenticato dai più, per affermare che la Costituzione non è solo un pezzo di carta in sé ma una conquista di oltre 100.000 uomini e donne che hanno dato la vita per essa“. Un’iniziativa dunque anche per risvegliare le coscienze sopite, “per salvare la carta, certo, ma soprattutto per attuarla. La nostra manifestazione nasce da un progetto e non dalla necessità di esposizione personale o mediatica. Sono stati molti, i partiti che ci hanno contattato per unirsi a noi, ma noi abbiamo ribadito il nostro orientamento a non essere strumentalizzate da alcuno di loro; la Costituzione è di tutti ma nessuno ne è il padrone…“.

E se in quella grande piazza i ‘fisicamente presenti’ sembrano pochi, sicuramente i pensieri di quelle/i rimasti a casa e che hanno dato la loro adesione via web (che nelle ultime vicende si è rilevato strumento democratico potentissimo) ora si trovano lì, dove da tanto tempo la voce delle donne intona un coro a bocca chiusa. Vorrebbero circondarlo, le manifestanti, il Palazzo, per formare una catena simbolica in difesa della Costituzione e della democrazia. Ma non si può. E allora eccole arrabbiate e determinate che cercano, inutilmente, di superare le barriere delle forze dell’ordine. Il tentativo rientra e si alzano ancora di più i tricolori. Molte le sigle di associazioni note, molti volti nuovi, rappresentanti delle associazioni storiche come Aidos, Udi, o ancora Donne e Informazione, Se non ora quando.

“Bisogna unirsi per affrontare una sfida come quella del cambiamento della Carta Costituzionale, bisogna unirsi” si sente mormorare. Superare ogni steccato, ogni barriera geografica; “per mostrarsi come un vivace esempio di partecipazione che imprima energia e pensiero alla politica e contemporaneamente sia portatrice d’idee di legalità, giustizia e laicità.

Anche questa volta, come è tradizione ed eredità dei movimenti, le donne agiscono portando avanti una rivoluzione gentile, che non porta sangue ma idee. Al centro della riflessione c’è l’esigenza di un cambiamento, della politica, e della società, di azioni incanalate verso il benessere collettivo.

Non a caso il Manifesto del Treno delle donne per la Costituzione cita che:
Noi donne, oggi più che mai, avvertiamo l’obbligo di accompagnare la società verso un futuro diverso. Riteniamo, infatti, che la nostra presenza e la nostra partecipazione attiva potranno restituire tutto quanto fino a oggi è mancato alla cultura politica del Paese“.
Una richiesta di partecipazione e d’impegno sostenuta da più di 90 tra gruppi e movimenti.

Vogliamo confrontarci e vogliamo essere nel contempo una fucina di idee generatrici di cambiamento – dichiara ancora Nella Toscano, rappresentante della Rete delle Donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile, il movimento da cui è partita l’iniziativa del Treno – Le esperienze e le competenze di cui disponiamo, insieme ai nostri specifici talenti, costituiscono un patrimonio di cui la nostra società non può più privarsi se si vogliono disegnare provvedimenti di buon futuro attraverso adeguate politiche economiche, monetarie e sociali“.

Ore 12.00. Man mano che passa il tempo le presenze in piazza s’intensificano. Parlo con Claudia Occhipinti, con Claudio Fogazza, dei movimenti civici di quartiere; Loredana Pesoli del coordinamento del Movimento italiano per la democrazia paritaria, Rosalba Raschellà, presidente della Donne di Fab(b)rica che promette “La nostra associazione parteciperà ogni volta c’è da sostenere la voce delle donne“.
Ancora Rita Lavaggi del Coordinamento genovese dello Sbarco; Adriana Paltrinieri che viene da Monterotondo, sola, per conoscenza dal webMariangela Pace che dice di essere arrivata da Milano, orgogliosamente sola, in virtù di “un amore viscerale per la carta Costituzionale. E guai a chi la tocca!“.

Irene Giacobbe, presidenza Affi, sostiene la necessità d'”un parlamentino delle associazione di donne“; Paola Bozzini, del coordinamento del Treno, stanchissima ma sempre resistente; Pina Nuzzo, dell’UDI che osserva “non importa quante siamo ma quanto coraggio abbiamo per partire, per mostrarci in piazza, per metterci la faccia e dunque anche io ci metto la mia!“. Impossibile parlare con tutte e di tutte.

Ore 13.00. Una delegazione del Coordinamento del treno per la Costituzione si avvia al Quirinale per consegnare al Presidente della Repubblica una lettera sui contenuti dell’iniziativa. Uscite dall’incontro si dichiarano soddisfatte per il sostegno mostrato nei loro confronti.

Ore 16.00. Fa caldo, in questo 24 settembre, e tutte sono stanche: ma quando prendi un treno per una direzione, poi è stupido scendere. Eccole tornate tutte in piazza S.S. Apostoli, accompagnate dal magico ritmo di un samba scatenato suonato dai percussionisti Sambarato sambitaly che smuovono energie che si pensavano esaurite. Gli interventi, presentati dalla giornalista Mariella Magazù, si avvicendano sul palco.

Fra gli altri parlano Silvia Calamandrei, l’economista Michele Anais, Wanda Montanelli della Consulta delle Donne, Rosanna Oliva, Presidente di Aspettare stanca e Grande ufficiale delle Repubblica Italiana, che conferma di condividere l’obiettivo in difesa della Costituzione anche da parte della sua associazione e ricorda che “nel difficile cammino verso la parità e per una democrazia compiuta ci sono di esempio le 21 donne che nell’Assemblea costituente contribuirono a scrivere una carta costituzionale ancora oggi al passo con tempi, precorritrice dei principi arrivati successivamente a livello internazionale e di Comunità europea. Mi auguro che si possa lavorare tutte/i insieme. Sul palco Roberta Bonanno canta una rivisitazione dell’inno nazionale, Sorelle d’Italia e tutte la accompagnano in coro.

Ore 19.00. L’ora legale accorcia le giornate, ma la malinconia dell’imbrunire non toglie la voglia di andare avanti; in molte si preparano a partire, per tornare o per seguire la marcia della Pace di Assisi. La città si svuota perché è sabato sera e i negozi chiudono. Alcune restano ancora, le loro discussioni si fanno rabbiose; altre si danno appuntamenti; si stringono mani e ci si abbraccia. Il treno appena arrivato riprende il suo percorso. Lo spinge la consapevolezza che una volta iniziato il viaggio, dovrà giungere alla meta finale, in modo che il pensiero femminile non vada disperso e contribuisca in modo attivo alla ripresa del benessere sociale, della pace e del futuro del Paese.