Quando il rosa si tinge di giallo

da | Ago 5, 2011 | Editoriali

Anche Roma ha un vicesindaco donna.

Una bella notizia che dovrebbe farci vibrare di orgoglio e soddisfazione dopo tante battaglie fatte per ottenere una giusta rappresentanza di genere. Sveva  Belviso, è una donna giovane, madre di tre figli al suo primo mandato in consiglio comunale in cui, fino ad oggi, rivestiva l’incarico di assessore alle politiche sociali.

Il 19 luglio 2011, invece, è stata nominata vice sindaco della Capitale al posto del già facente funzioni Mauro Cutrufo.

Perché dopo due anni di lavoro questo “pover’uomo” viene spostato?

Perché la Belviso è subentrata al suo precursore visto che non è defunto, indagato o arrestato?

Semplicemente perché è stato “deposto” dal suo incarico per far posto a lei.

La  giunta capitolina è stata obbligata a questo passo, dopo l’annullamento della precedente   da parte del Tar per non avere rispettato, al momento degli incarichi, le quote rosa.

Passato il primo momento di panico la prima mossa del sindaco è stata il passaggio, messo a punto con il partito, del vicesindaco Mauro Cutrufo a delegato per i rapporti con gli Enti locali del Pdl (incarico apprestato per l’occasione).

Questo movimento, annunciato nel corso di una conferenza stampa con il segretario del partito

Angelino Alfano, ha consentito l`ingresso in giunta di Rosella Sensi (seconda mossa) e la promozione dell`assessore Sveva Belviso a vicesindaco (terza mossa).

L’ingresso dell’assessore Sensi, e il nuovo e più importante ruolo della Belviso, non mettono però al riparo il Campidoglio da un nuovo ricorso al Tar, già annunciato dai consiglieri dell’opposizione.

Insomma tutto chiaro?  Neanche per sogno. Perché le quote rosa dovrebbero garantire il riconoscimento delle capacità e delle professionalità femminili a prescindere. A Roma si è assistito invece ad un balletto fra uomini, rappresentanti non solo del partito di maggioranza  ma altresì

delle varie aree ed interessi in esso.

Come un gioco a dama si sono spostate tutte le pedine possibili per non scontentare nessuno. Tolgo questo, metto quella;  aggiungo un posto e metto quest’altra.

Senza nulla togliere alle due neo elette, che avranno modo di dimostrare le loro capacità il fatto che esse siano state scelte dopo molti incontri, litigi, appartenenze fra i maggiori rappresentanti dell’organizzazione partitica  e di schieramenti interni infastidisce.
Ancora una volta sembra che per le donne la dipendenza non finisca mai, non solo fra le mura domestiche ma anche fra le mura, i ricatti e le imposizioni della politica “altra”.

 

Dols, luglio 2011