Quando finisce la festa, quando cala il sipario sul palcoscenico o quando salutiamo una persona a cui siamo affezionati perché sono terminate le vacanze ed ognuno torna alle proprie occupazioni, allora spesso proviamo una sensazione poco piacevole che comunemente si definisce tristezza.
Si parla di forme depressive post-vacanze, spesso ancor prima che siano terminate si è spinti a preoccuparsi dei chili di troppo del dopo panettone: smettiamola di considerare la cosa da questo unico punto di vista. Vivere una situazione piacevole come stare in compagnia e concedersi gratificazioni alimentari non può e non deve diventare un ulteriore problema. L’essere umano è un contenitore da riempire di amore, condivisione, ma anche di cose molto più concrete come il cibo e il sesso.
Al di là dei casi esagerati al limite del patologico, tutto ciò che colma i nostri vuoti è utile per renderci la vita migliore e non per farci troppi problemi subito dopo. Se una vacanza, una festa o uno spettacolo ci lasciano un perdurante senso di malinconia, significa che c’è qualcosa che non va, allora dobbiamo iniziare a preoccuparci: forse non ci siamo divertiti e abbiamo partecipato per abitudine o convenienza.
Forse la situazione piacevole ha stimolato la nascita della consapevolezza di certe nostre mancanze e, avendole viste nella loro crudezza, ora stiamo male per l’impossibilità di trovare una via d’uscita immediata. Tutto scorre, diceva il filosofo Eraclito secondo gli antichi, tutto passa e le cose piacevoli torneranno ed è proprio questa caratteristica a farci apprezzare i momenti di festa: se fosse tutti giorni Natale o il momento per una crociera non potremmo apprezzare nulla con intensità.
Maria Giovanna Farina