di Saveria Chemotti – Iacobelli ed.
Siamo nel 1914: la piccola Tilde nasce malformata da una misera donna che i paesani considerano una fattucchiera ma, contro ogni pronostico, sopravvive a ogni avversità con l’aiuto di alcuni personaggi fiabeschi: un cacciatore di frodo dal cuore d’oro e in odore di anarchia, una paesana zitella senza dote, una insegnante che poi fonderà l’Onmi, una maestra di canto che le educa la voce meravigliosa. Succede circa un secolo fa, in una sperduta valle tra Verona e il Trentino e potrebbe sembrare una storia che affonda le sue radici in un mitico mondo contadino fermo nel tempo. Ma è la Grande Storia a non fermarsi: tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, quando troppi uomini sono morti in guerra e le donne devono ingegnarsi per sopravvivere, loro e i figli, il Fascismo nasce e si rafforza improntando di sé ogni angolo del Paese, con la sua retorica, i suoi gerarchi spesso corrotti, le sue milizie.
Tilde, segnata dalla sua “diversità”, se ne sta sui monti ma la Storia bussa prepotentemente alla sua porta quando incontra un brigante gentile, una sorta di Robin Hood che vive rubando e poi distribuendo ai contadini affamati cibo e generi di prima necessità. Lui, Adamo, saprà vedere oltre la bruttezza del corpo di Tilde e per lei si arruolerà come volontario per la guerra di Abissinia in cambio del perdono dei suoi reati. Intrecciando sapientemente notizie di storia locale e un prezioso epistolario familiare, l’Autrice segue la breve vita di Tilde, piena di dolore ma sempre accompagnata dalla musica della sua voce cristallina.