Quello che ci muove. Una storia di Pina Bausch

da | Mag 9, 2025 | Dietro la lente

Perché ancora attingere dalla grande coreografa tedesca Pina Bausch i miei pensieri?
Perché sono una psicoterapeuta che è a lei debitrice per il suo studio sulla sfera emotiva, su cosa porta le persone, le donne, le coppie giovani e meno giovani, gli adolescenti a vivere le proprie emozioni. E’ di questo che si tratta, come comunichiamo agli altri i nostri vissuti interiori, il dramma dii un abbandono, di un maltrattamento, una incapacità di comprensione reciproca con l’Altro.

In varie scene dei suoi pezzi (in tedesco “stuck, lo riporto perché è un neologismo di Pina Bausch) con una musica che irrompe forte e travolgente che trascina anch’essa verso le passioni per la maggior parte tristi ed intense, di spinoziana memoria ( il mio amico Vittorio Morfino, professore alla Università Bicocca di Milano sarebbe felice che cito proprio loro).
Emerge un movimento generale che rappresenta non tanto la grazia del corpo come succedeva nel ballo classico con storie fondamentalmente di contesto solo scenico e semplici, ma si intravede il percorso della mente, il travaglio interiore, i drammi che dilaniano tragici nella vita delle persone.

Così mi viene in mente quando nelle scene possono danzare trascinate dagli uomini donne che cascano a peso morto, buttate a terra come in maltrattamento. Così ci sono scene di uomini in pena per aver avuto forse un gesto malevolo nei confronti della donna e suoi gesti si rappresentano in un dibattersi agitato, con mani che coprono la faccia e le braccia che si aprono e si chiudono come in un atteggiamento di insufficienza, di incapacità a reagire dalla colpa, come di difficoltà ad accettare la realtà. Così quando per la stessa ideazione del conflitto interiore, ci sono scene di uomini vs. donne che insistono a volerle toccare, in una prossemica sfacciata dell’uomo che conquista il suo territorio.
Le donne in scena devono avere un’espressione impaurita, a volte infastidita come se ci fosse una violazione anche lì, sul palcoscenico, teatro delle emozioni violente, del desiderio sia femminile che maschile, mai equilibrato ma sempre contorto e nebuloso.

Due ballerini del “Tanztheater Wuppertal Pina Bausch” in una performance del 2003
(BERTRAND GUAY/AFP/Getty Images)

Non posso non citare la figura così alta ma armoniosa ed infine con un volto contratto dalla tristezza e da un presupposto dolore di Pina Bausch che recita ciò che la muove, il vero senso dell’uomo per la vita, il pathos per gli altri.
Inoltre vorrei usare io stessa la sua arte di portare fuori maieuticamente, con un’azione catartica e quindi di identificazione, di “scarica emotiva” o abreazione, ciò che i miei pazienti non riescono ad esprimere, mostrando loro delle scene che mostrano dei sentimenti in scena per la storia e la musica simile alla loro situazione.
Chissà, per me è un esperimento futuro… Tutto questo mi appassiona e mi prende l’anima perché è di questo che si parla nella mia psicoterapia psicoanalitica, della profondità psicologica della sofferenza della vita, delle verità altrimenti impossibili a dirsi perché interdette alla coscienza.
Anche il movimento espressivo di un viso triste, corrugato in fronte, di due braccia tese verso l’altro, ma senza abbracciare nessuno, di donne che si annullano per l’uomo, il loro fastidio per non avere il giusto rispetto.

Questo infatti si può “leggere” nelle opere di Pina Bausch, con un senso del tragico e dell’incomunicabilità soprattutto tra uomini e donne. Ma anche grande agitazione tra di loro. Di qualcosa che fa della psicologia umana materia inconfondibile, che tutti in fondo sappiamo.

La mia psicoterapia allora sarà quella di proporre quello che secondo i miei pazienti, ha mosso i protagonisti dell’opera che farò guardare, in modo che si riconoscano sentendosi liberi di esprimersi in quel momento fino ad allora difficile e mutacico, sia che sia uomo che sia donna, perché appartiene a entrambi la vita mentale.

Il libro a cui mi sono ispirata ha una serie di illustrazioni molto belle, a tratti stilizzate e originali. E’ scritto fluidamente e attrae per il contenuto “nuovo” e moderno, ovvero anche per uno studio della psicologia contemporanea, cioè innovativo dell’arte di Pina Bausch.

“Quello che ci muove. Una storia di Pina Bausch”. Libro di Beatrice Masini con illustrazioni di Pia Valentinis, Rueballu editore