Regioni, non basta una donna sola nella Giunta: bisogna garantire al massimo la parità di genere
Bacchettata “postuma” alla Lombardia: illegittimi i decreti di nomina degli assessori, ma niente nullità per via del rimpasto
Principio analogo espresso da altre sentenze ACQUISTA LA SENTENZA
Una donna contro quindici uomini: altro che “quote rosa”. Non basta un solo assessore che proviene dall’altra metà del cielo a garantire la parità di genere in Giunta, che deve rimanere l’obiettivo cui tendere anche nelle amministrazioni degli enti territoriali. È quanto emerge da una recentissima sentenza pubblicata dal Consiglio di Stato.
Bacchettata “postuma” alla Regione Lombardia: la presenza di un solo assessore donna nell’esecutivo del Pirellone non è sufficiente, sono quindi dichiarati illegittimi i decreti con cui il presidente della Giunta ha nominato i componenti della squadra di governo, provvedimenti che tuttavia non possono essere annullati perché nelle more è intervenuta la revoca (nel frattempo, approfittando delle dimissioni di un assessore, è stata nominata una seconda donna in Giunta e altrettanto è avvenuto dopo il forfait di un sottosegretario alla presidenza sostituito da un’esponente del gentil sesso). Accolto il ricorso promosso da un’associazione che si occupa parità di diritti (nella causa sono intervenute altre associazioni e alcune donne avvocato dell’Ordine di Milano che avevano come procuratore l’avvocato Giovanna Fantini).
La nomina degli assessori, in quanto organi di governo della Regione, risulta subordinata dallo statuto lombardo all’espletamento di un’azione positiva che tenda alle parità fra i sessi anche nel governo dell’ente, o meglio alla «promozione del riequilibrio tra entrambi i generi».
La violazione del vincolo da “quote rosa” determina l’illegittimità della o delle nomine: in quanto gli spazi della discrezionalità politica hanno superato i confini stabiliti dai principi di natura giuridica posti dall’ordinamento, tanto a livello costituzionale quanto a livello legislativo.
Nel caso del Pirellone, concludono i giudici, è evidente la violazione di legge: la nomina di un solo assessore di genere femminile contrasta con il vincolo di attuare «l’azione positiva» per assicurare il rispetto del principio di una equilibrata presenza di donne e uomini nei componenti della Giunta. È vero: al presidente della Regione deve essere riconosciuta una certa discrezionalità nel realizzare il principio di “riequilibrio”, ma l’assetto determinato risulta «in concreto sotto la soglia della ragionevolezza».