Renzi, Salvini e le donne

da | Ott 21, 2019 | Editoriali

di Marta Ajò

Ovvero non le loro parenti, madri, mogli o compagne, figlie ma noi, tante donne.
Quelle che disciplinatamente, coerentemente, faticosamente partecipano al difficile mestiere del vivere in questo Paese oltre che nel Mondo.

Noi donne che siamo chiamate a fare la nostra pare e a volte anche l’altrui, quella che non ci competerebbe ma che volontariamente svolgiamo per aiutare la società ad andare avanti distribuendo servizi, assistenza e cultura civica.

Noi che siamo chiamate a votare, tirate per il bavero contro ogni nostra richiesta disperata di concretezza e di una illuminata cultura di genere da una o dall’altra forza politica di governo o opposizione.
Noi che abbiamo sensibilità e disponibilità all’ascolto, al dibattito, alle proposte, alla mediazione, alla realizzazione.
Noi che da sempre denunciamo con chiarezza quali sono i nodi che fanno sì che la metà della popolazione viva in stato di sudditanza, di fragilità e di oppressine contro ogni principio moderno di democrazia e convivenza. Battaglie che non escludano il futuro dei giovani da noi cresciuti.
Noi, per l’appunto. che siamo osservatrici corrette dell’agire politico dei nostri governanti, ci aspettavamo di più dai discorsi dei due leaders politici Salvini e Renzi che oggi monopolizzano l’azione politica in questo fine settimana.
Nella penombra un Presidente del Consiglio e segretari di partito.

Sono loro due che in questo weekend si sono impadroniti della scena, esplicitando entrambi il desiderio, più che la speranza, di tornare alla guida del governo che entrambi in occasioni diverse non sono riusciti a garantire.
Due grandi manifestazioni, quella di Piazza del Popolo a Roma e quella della Leopolda a Firenze, che sono servite per inviare avvertimenti, dichiarare strategie, raccogliere consensi.

Ma, alla fine, da quel pubblico che ha voluto regalare loro tanta visibilità ma anche da quello che ha avuto l’impegno di seguirli in altro modo, qualche osservazione può nascere.

In particolare, da donna.
Salvini, nel dichiarare che in quella piazza era presente “l’Italia vera”, ha sottolineato, se ce ne fosse stato il bisogno, che essa era rappresentata da uomini e donne che indossano la divisa, mamme e bimbe. Parla di pancia, Salvini, ma ragiona poco. Perché avrebbe potuto trovare qualche parola in più per dire che ancora sono molte le cose da fare perché queste donne siano considerate uguali ai loro padri e fratelli. Bimbi e bimbe, non solo bimbe con quel tono di genere che suona squalificante. Tutti ugualmente accomunati (inutile dirlo) nella frase “l’Italia che lavora, che soffre, che sogna e che spera”.

Da parte sua Renzi , che di sogni ne ha sempre avuti molti e che per tramutarli in realtà farebbe i salti mortali anche senza rete e qualche volta inciampa, ha messo in atto un tentativo di seduzione vero, e si sa che le donne amano ricevere una carezza dopo essere state maltrattate.
Nella road map da lui indicata, hanno trovato posto sul finire dell’elenco delle cose da fare anche le donne.
Quelle sottodimensionate, con retribuzione inferiore ai colleghi a parità di mansioni, di formazione, dell’impossibilità a svolgere il ruolo che a loro compete nella famiglia (sic!) e della mancanza di servizi ecc. Il cahiers de doléance, basta chiedere, è pieno di argomenti. Bastava che si rivolgesse a noi invece che alla troppo giovane figlia.

Infine la “violenza sulle donne”: cavallo di battaglia di tutti gli uomini “normali”, politici o no. E come non si potrebbe riconoscere che la mattanza di donne è drammatica, inconcepibile e in aumento.
Solo che a Renzi e a Salvini potremmo ricordare che i loro governi non è che avessero fatto molto in questa direzione e poco/scarso è stato l’impegno delle loro parlamentari.

Tutti, uomini e donne, che si ricordano, che sbandierano, che cavalcano i temi che rendono ancora oggettiva la questione femminile, spesso definita obsoleta o superata, sarebbe necessario si trovassero nel posto giusto al momento giusto.
Non ci si riscopre cavalieri senza macchia e senza paura per ottenere quella investitura desiderata ma che va invece guadagnata sul campo.

pubblicato su DolsMagazine