Noi Rete Donne è nata da una intesa con Marisa. Non è facile raccontare di Marisa e di Noi Rete Donne, due racconti che, per un periodo lungo 15 anni, non solo si intrecciano ma, almeno per me, coincidono.
Avevo conosciuto Marisa Cinciari Rodano a Pechino, in occasione della Conferenza internazionale del 1995. Lei, donna delle istituzioni, prima Vicepresidente della Camera ma con un curriculum che la’ha vista consigliera comunale, senatrice, parlamentare europea, era nella delegazione non governativa. Io ero in quella ufficiale. La straordinaria forza di Marisa, che non ha eguali, è proprio nella sua capacità di frequentare le istituzioni e di identificarsi e, al tempo stesso, di comprendere il valore delle reti, dei movimenti, delle associazioni, di appartenervi sviluppandone l’autonomia.
Dopo Pechino non ci siamo più perse di vista: considero questo uno dei tanti doni che ho ricevuto dalla vita.
Dai primi anni 2000 ci siamo poi incontrate assiduamente nella mia abitazione, dove si riuniva periodicamente la rete sull’emigrazione, immigrazione e rifugiati e rifugiate, avviata da me e dal mio amico Ugo Melchionda. Marisa era partecipe, non ha mai saltato una riunione, che io ricordi. Avevo caparbiamente imposto una regola, che col senno del poi trovo eccessiva: non si potevano elaborare verbali ufficiali di quegli incontri e neppure scattare foto o girare video .Il tutto per un’esigenza di rigore, di riservatezza, per garantire libertà a chi vi partecipava e per consentire di spogliarsi dei rispettivi ruoli istituzionali o di altro tipo. L’intento era buono e rigoroso ma, purtroppo, ora non abbiamo ricordi tangibili. Le riunioni si sono tenute per circa 10 anni, sempre nella mia abitazione e solo nell’ultimo periodo anche al Maxxi o in luoghi pubblici istituzionali. Marisa mi raggiungeva sempre con un immancabile e prezioso vasetto di marmellata di arance amare, preparata da lei. Seguiva le riunioni senza distrarsi, prendendo qualche appunto ma, soprattutto, disegnando continuamente.
Il disegno e la pittura hanno sempre costituito le grandi passioni di Marisa.
Le riunioni erano sempre introdotte da qualcuno o qualcuna che focalizzava aspetti specifici. In una circostanza abbiamo chiesto a lei e a Giglia Tedesco di raccontare la propria esperienza di tenace difesa della democrazia, per un confronto con i nuovi cittadini e le nuove cittadine, in particolare con i giovani di origine albanese oramai italiani: mi piacerebbe ricordare insieme Marisa e Giglia.
In un’altra circostanza abbiamo invitato Giovanni Galloni perché avviasse il nostro approfondimento.
Qualche amica ha pensato che potesse essere utile un’esperienza simile anche per le donne, con le stesse inusuali caratteristiche di trasversalità politica, di interdisciplinarietà, di assoluta autonomia sino a rinunciare a ogni forma di finanziamento, di leggerezza organizzativa che non contemplava alcuna formalizzazione giuridica, per un confronto veramente libero sulla democrazia paritaria e sui possibili percorsi nell’elaborazione e nel rafforzamento concreto.
Io ero titubante per il carico organizzativo e perché, nella singolare idea mia in quel periodo, non me la sentivo di organizzare altrettante cene per tante persone. Infatti, la formula era quella della convivialità tra amici e amiche. Marisa invece è apparsa subito convinta.
È’ nata così l‘idea di Noi Rete Donne, centrata sul rapporto tra donne e potere.
Abbiamo cominciato a ragionarci, riunendoci a casa mia a partire dal 2009. Solo quando Marisa ha avuto le prime difficoltà nel guidare ci siamo incontrate nella sua splendida casa. Abbiamo ovviamente ridotto il numero delle partecipanti, anche per scelte organizzative e politiche intervenute: non abbiamo convocato tutte le amiche di Noi Rete Donne, ma le responsabili delle associazioni dell‘Accordo sulla democrazia paritaria, nel frattempo costituito. Abbiamo sostituito la cena con aperitivi e dolci , usufruendo della squisita ospitalità di Marisa e di Giulia e, da ultimo, anche di Mariza, una stupenda e complice signora, gentile e consapevole, che negli ultimi anni viveva con Marisa.
Avevo avuto un’avvisaglia della possibile stanchezza fisica di Marisa quando una sera è arrivata a casa mia col vasetto di arancia amara, me lo ha allungato con uno sguardo triste dicendomi “però non l’ho preparato io”. Sottinteso: sarà meno buono. E così era, perché Marisa era bravissima in tutto.
L’idea di fondo che ha segnato i primi anni della nostra rete, successivi all‘avvio, è stata quella di prospettare un vero e proprio protocollo, l’Accordo per la democrazia paritaria, sottoposto da Noi Rete Donne -coordinata sempre da Marisa e da me – a tutte le reti e alle associazioni femminili e femministe. Intendevamo sviluppare la proposta che, a prescindere dai sistemi elettorali di riferimento e alle forme di governo, si dovessero comunque individuare precisi meccanismi e sistemi di garanzia per il riequilibrio di genere.
Abbiamo cercato di definirli. Tali meccanismi dovevano essere differenti nei diversi sistemi per risultare efficaci e funzionali all’unico obiettivo condiviso nell’ Accordo, quello di una maggiore presenza femminile, in termini quantitativi e qualitativi.
L’Accordo è stato sottoscritto da oltre 60 reti e associazioni, promosso e coordinato da Noi Rete Donne e da associazioni storiche come l ‘Udi (alla quale Marisa ha sempre, in tutta la vita, dedicato attenzioni ed energie, era la sua associazione) o il Cif (che Marisa aveva fortemente voluto nell’accordo) o altre di nuova formazione. Se non ora quando in particolare. Con noi c’è sempre stata, invitata da Marisa sin dal primo momento, NOIDONNE con la sua direttrice, Tiziana Bartolini. Per Marisa NOIDONNE e l’Udi hanno sempre costituito luoghi politici e culturali irrinunciabili.
In quegli anni, grazie all’impegno trasversale delle parlamentari, abbiamo ottenuto risultati importanti, persino insperabili se rapportati all’informalità delle nostre riunioni, svoltesi in un’abitazione privata, alla totale assenza di risorse, al mancato utilizzo per moltissimo tempo di qualunque social. Le nostre riunioni, soprattutto le prime, erano semplici incontri tra amiche. Uno di questi è stato dedicato alla ricerca del nome. Abbiamo scelto Noi Rete Donne perché non siamo riuscite a idearne uno che ci convincesse di più!
Abbiamo dunque valutato con grande soddisfazione l’esito positivo di interventi normativi correttivi delle leggi elettorali a tutti i livelli. Siamo sempre state consapevoli della parzialità di tale risultato, ma anche della necessità di conseguirlo per rafforzare concretamente il cammino della democrazia paritaria e, dunque, in generale della democrazia nel nostro paese.
In quegli anni siamo riuscite a proporre, partendo da testi formulati da Noi Rete Donne, emendamenti sul riequilibrio di genere nelle elezioni a tutti livelli: i comuni e relative giunte, parlamento, consiglio e giunta regionale, parlamento europeo.
E’ così che il numero di donne nelle istituzioni è finalmente aumentato.
Non è tutto ,sicuramente, lo abbiamo sempre pensato noi per prime, consapevolmente, ma è comunque un passaggio necessario e fondamentale.
Per conseguire questo risultato siamo partite dalla doppia preferenza di genere, elaborando un percorso con Simonetta Sotgiu e altre amiche esperte. Abbiamo sviluppato un confronto culturale sulla valenza, e perché no, anche sui limiti della democrazia paritaria che, penso, non avesse precedenti nel nostro paese.
Marisa ha coinvolto donne di straordinaria statura, alle quali l’intero paese è debitore.
Penso – tra le altre – a Paola Gaiotti e a Fausta Deshormes. Anche in questo caso non abbiamo ricordi tangibili e foto, ho ecceduto nelle regole severe e rigorose e, purtroppo, ho pure convinto le altre amiche dell’opportunità di seguirle. Ha partecipato alle nostre riunioni, fino all’ultimo, la mia cara amica professoressa Maria Rita Saulle, alla quale pure siamo molto riconoscenti. Ricordo anche, tra le tante assiduamente attive, Patricia Adkins Chiti, Maria Chiaia, Irene Giacobbe, la già citata Simonetta sotgiu, tutte amiche care.
Negli anni del covid abbiamo ovviamente modificato le modalità di lavoro, abbiamo intensificato lo scambio di opinioni in una chat sempre più affollata, ci siamo riunite a distanza e su piattaforma. Abbiamo perso inevitabilmente la consuetudine alla convivialità, riservata a pochi appuntamenti periodici, ma siamo riuscite così a coinvolgere amiche in tutte le regioni. Abbiamo anche cominciato a lasciare tracce del nostro lavoro, visibile per gli ultimi anni sul sito di NOIDONNE.
Negli ultimi tempi la presenza di Marisa non è stata ovviamente quotidiana come in precedenza, ma è sempre rimasta forte e costante, unificante per tutte quante noi. Dopo gli importanti risultati conseguiti dall’Accordo per la democrazia paritaria, abbiamo ritenuto di proseguire nuovamente come Noi Rete Donne.
Ciò anche per le trasformazioni avvenute nel mondo dell’associazionismo e per il pullulare di piccolissime associazioni, spesso di fatto operative attraverso una o poche persone, talvolta legate ad aziende o ad attività economiche, anche personali. Si sarebbe dovuta comunque rivedere la composizione dell Accordo, ma i cambiamenti nelle caratteristiche dell‘associazionismo suggerivano altri percorsi.
L’attività dell’accordo era focalizzata rispetto a obiettivi identificati, la nuova fase di Noi Rete Donne è stata caratterizzata anche da una discussione più ampia sulle trasformazioni in corso e sulle strategie di intervento.
Ci sembrava più importante, in questa fase, ripartire dalle competenze e dalle storie individuali per ridefinire obiettivi e linee di intervento. Non risultava utile più replicare la somma delle associazioni funzionale all’attuazione degli obiettivi prefissati, in buona parte realizzati nelle leggi elettorali nel frattempo approvate. Insomma, dovevamo attrezzarci rispetto alle trasformazioni in corso e porci obiettivi più ambiziosi, anche per caratterizzare qualitativamente la presenza delle donne in tutti i luoghi di potere.
I fatti ci hanno poi dato ragione, il cambiamento ha subito accelerazioni.
Basti pensare al covid e alle pandemie, alle guerre, alle trasformazioni nella politica e nei rituali della democrazia, ai cambiamenti climatici, agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Noi Rete Donne è ridivenuto uno spazio per le competenze individuali e per le diverse sensibilità etiche e culturali. Il confronto e gli scambi hanno giovato alla libertà delle singole opinioni, a prescindere dai ruoli di vertice rivestiti nell’associazionismo come anche nelle istituzioni.
In questi ultimi anni abbiamo cercato di cogliere il nesso tra la democrazia paritaria e le tematiche più rilevanti per il nostro paese e sul piano internazionale.
Ci siamo confrontate con ministre e decisori e decisore a tutti i livelli, abbiamo lavorato sulla rivalutazione di contributi femminili alla storia dell’Italia e dell’Europa, rivisitato correnti di pensiero, formulato proposte, protestato e ottenuto cambiamenti di programmi rispetto a Manels e a gruppi di lavoro squilibrati per la preponderante presenza maschile.
Abbiamo cercato di fornire il nostro piccolo contributo alla partecipazione delle donne ai processi di pace. Abbiamo formulato la proposta, per noi importantissima, del riequilibrio di genere in tutte le designazioni e in tutte le nomine pubbliche, che vorremmo diventasse legge. Abbiamo lavorato per adeguare le normative sul riequilibrio di genere nelle imprese, sulla premialita negli appalti, sulle molestie nel lavoro. Ci siamo occupate di pubblica amministrazione, di valutazione di genere nelle politiche pubbliche, di bilanci, di statistiche di genere. Abbiamo confermato la centralità del contrasto all‘illegalità e alla corruzione. Conduciamo un’impegnativa azione contro gli stereotipi, abbiamo ottenuto l’emissione per il prossimo 8 marzo di un francobollo dedicato a Elena Gianini Belotti. Abbiamo voluto rendere tangibile che la nostra rete non era costituita da me e da Marisa, ma da centinaia di donne competenti impegnate che ci hanno messo la faccia: si chiama così la nostra campagna periodica nella quale ci presentiamo.
È il vero successo della nostra rete rispetto ad altre esperienze in cui risalta sistematicamente solo il ruolo dell’organizzatrice o delle coordinatrici: noi siamo tante e tutte competenti.
La difficoltà è nello stare insieme e nel riconoscerci in un percorso comune, sembra che ci stiamo riuscendo. Procediamo, sia pure con fatica, traendo ispirazione dal pensiero e dall’esempio di Marisa, dalla sua chiarezza, dalla sua serietà e dalla sua severità, dalla sua voglia di schierarsi sempre quando è il momento di operare scelte.
Marisa ha creduto in Noi Rete Donne e c’è stata sempre, ma proprio sempre.
Io, come molte amiche sanno, ho avuto dei momenti di stanchezza, Marisa mai .Ha sempre dato per scontato che avremmo proseguito.
È stato bello frequentarla in questi anni anche con le altre amiche, abbiamo appreso tanto da lei, innanzitutto il senso e il valore della libertà che non è in contrasto con le appartenenze, ma le coltiva, le motiva, le rinnova.
Marisa Rodano è stata una grandissima donna, rigorosa, femminista, libera, non dogmatica, capace di giudizi anche netti e severi sulle persone e sugli avvenimenti, disposta a mettere in discussione le proprie scelte e di riproporle con motivazioni nuove.
Una grande madre della patria ma paziente, umile e austera.
È paradossale, ma noto a molte tra noi, che Marisa abbia sempre supplito ai miei limiti – noti – nella tecnologia. Era lei che dall’inizio usava bene il computer!
Marisa è sempre stata disponibile ad assumersi le fatiche di una piccola rete priva di segreteria. E non sono mancate le amarezze, inevitabili, ma era una maestra anche nel superarle, una miniera nella capacità di vivere la vita con ciò che presenta.
Abbiamo cercato sempre, in questi anni, con il contributo attivo di Marisa ma anche con il conforto del sapere di averla con noi, di “volare alto” e, al tempo stesso, di essere puntuali e concrete, di incidere. È una delle lezioni che ci deriva dalla sua vita di intellettuale interessata alla vita del paese ma anche alle persone con le quali si relazionava.
L‘ultima iniziativa pubblica alla quale ha partecipato Marisa con Noi Rete Donne si è svolta nella sede del Parlamento europeo, dedicata alle leggi regionali sulla doppia preferenza di genere, pochi giorni prima della chiusura a causa del covid.
E c’è stata anche dopo. Mi e ci ha spronato con la sua intelligenza, con la sua intransigenza, con la abituale severità anche nel metodo di lavoro.
Era lei a prendere appunti quando le riunioni si sono svolte a casa sua sotto la sigla dell’ Accordo, ed era lei a pretendere i verbali.
Marisa era interessata a tutto, curiosa persino. La curiosità l’ha rivolta sempre anche al mondo della politica e dell’associazionismo. Quando è nato il Movimento cinque stelle ha voluto che incontrassimo subito alcune esponenti e ha accettato l’invito ad una partecipazione e ad una riunione in una zona di Roma distante dalle nostre abitazioni, per capire come le militanti sì ponessero rispetto alla democrazia paritaria e al contrasto alle discriminazioni.
Ha guardato con interesse alle storie politiche differenti dalle sue, non a caso seguendo nel tempo l’esperienza di Giorgia Meloni perché, come mi ha sottolineato spesso, “veniva dalla politica” ed era evidente che ne conoscesse le dinamiche. Marisa ha sempre cercato di guardarsi attorno, di capire, di studiare.
Era controllata ma affettuosa al tempo stesso, quando parlava dei figli e dei nipoti e soprattutto quando ricordava momenti della sua vita che aveva vissuto accanto all’amato marito. Era capace di trasmettere sentimenti con uno sguardo o una sola parola, senza ricorrere a lunghi discorsi e sempre severa, scevra da smancerie. Era sorprendente. Le rare volte in cui le facevo un complimento o glielo riferivo, rispondeva di non avere particolari meriti, di non aver fatto grandi cose ma di aver semplicemente vissuto la sua vita, di non aver scalato l’Himalaya o attraversato a nuoto lo stretto di Messina, ma di essere stata solo fortunata. Me lo ha scritto quando abbiamo cercato di convincerla a ricevere un premio. Ci siamo imposte perché lo accettasse.
A essere fortunate siamo state noi che abbiamo potuto frequentarla, abbiamo potuto festeggiarla, oltre alla famiglia, nei suoi ultimi compleanni. Piena di interessi, sempre, Marisa era una brava pittrice e una brava cuoca. Finché ha potuto, ha dipinto e ha cucinato.
Mi ha invitata spesso a pranzo, a volte con una o poche altre amiche.
Nota per l’introduzione delle mimose nell’8 marzo, un giorno a pranzo mi ha fatto trovare non le mimose ma le acacie … fritte! Con una stupenda ricetta che prevedeva una raffinatissima pastella con il cognac! Un altro giorno ha preparato degli involtini buonissimi. Ho chiesto la ricetta e me l’ha data volentieri (già, non manteneva sciocchi segreti nè nella politica nè nella cucina, cercava invece di comunicare i propri saperi) dicendomi che era di Giglia, ossia di Giglia Tedesco. Non l’ho scritta, ricordo solo che erano di dimensioni piuttosto grandi con un ripieno in cui c’erano del sedano e della mortadella.
Sì Giglia e Nilde, ricorrenti nel colloquiare di politica e per gli scambi di ricette di cucina.
È stata contenta di vederci fino all’ultimo, andavamo a trovarla in piccoli gruppetti, con le amiche con le quali lei aveva maggiore consuetudine. Una volta, oramai qualche anno fa, abbiamo organizzato un pranzo con le amiche della rivista dell’associazione donne magistrate, che desideravano incontrarla.
Saremmo andate a trovarla sabato 9 dicembre. Ci eravamo state di recente. Era venuto con noi un laureando che ha scritto una tesi, curata da Fiorenza Taricone, proprio su Marisa. Le abbiamo detto che l’avremmo presentata insieme, impegno che ovviamente ci farà piacere mantenere, e lei ha aggiunto che avremmo organizzato in quell’occasione una bella festa.
La ricorderemo così com’era, per le cose che ha fatto e che sono tante, senza retorica, pensando alla sua vita lunga, bella e ricca.