RIPORTIAMO INEGRALMENTE IL SEGUENTE ARTICOLO APPARSO SU:
https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/05/13/news/rinnovo_nomine_partecipate_piu_donne_ai_vertici-15865122/
Rinnovo nomine partecipate, più donne ai vertici
(a cura di Giovanna Maugeri e Davide Prinari)
Tutti gli indicatori relativi alla presenza delle donne nelle posizioni di rappresentanza politica e ai vertici delle istituzioni segnalano una riduzione delle distanze rispetto agli uomini, seppur di diversa entità e con risultati ancora ben distanti dalla gender balance zone, ovvero dalla presenza di quote pari ad almeno il 40% di donne (o di uomini), che definisce la prossimità all’equilibrio di genere.
Lo ha ribadito, Daniela Carlà, di Noi rete donne, in occasione dell’evento “Rigeneriamo il sistema pubblico. Più donne nei posti apicali: le proposte della Flepar”, nel quale ha evidenziato come “pur non essendoci poche donne dirigenti pubbliche, cominciano a diminuire man mano che si sale di livello e man mano che le regole del gioco cambiano. Occorre una riflessione di ampio respiro che veda al centro le donne, la valorizzazione delle loro potenzialità, anche pensando a un intervento legislativo che imponga un’equa distribuzione di potere nelle designazioni della politica”.
In questo quadro si inserisce il rinnovo degli Organi amministrativi delle Società del MEF – Ministero Economia e Finanze previsto nelle prossime settimane e che riguarderà 694 persone, per 154 organi sociali di 122 partecipate. Delle 122 Società, 19 sono a controllo diretto e 103 a controllo indiretto; dei 154 Organi sociali, 89 sono consigli d’amministrazione e 65 collegi sindacali; le 694 persone sono ripartite fra 424 Consiglieri e 270 Sindaci; 114 persone siedono nelle Società controllate direttamente dal MEF (56 Consiglieri e 58 Sindaci) e 580 nelle indirette (424 Consiglieri e 270 Sindaci). Sono i principali risultati della settima edizione dell’analisi di CoMar – Centro Studi sul governo di tutte le Partecipate dello Stato, censite singolarmente, da documenti ufficiali. Tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Sui 694 componenti degli Organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 226, pari al 32,5% complessivo. Percentualmente, le donne sono presenti maggiormente nelle Società controllate direttamente dal MEF (47 donne Amministratrici su 114 Amministratori totali – 41,2%) rispetto alle indirette (179 Amministratrici su 580 Amministratori totali – 30,8%); così come sono percentualmente di più nei Collegi sindacali (99 donne Sindaco su 270 Sindaci totali – 36,6%) rispetto ai CdA (127 donne Consigliere su 424 Consiglieri totali – 29,9%); inoltre, in tre quarti dei casi, le donne sono Consiglieri indipendenti, ossia prive di ruoli operativi e gestionali.
Quali sono dunque quelle regole del gioco che permetterebbero alle donne di raggiungere in maggior numero livelli apicali? Innanzitutto, regole chiare, come è emerso nel corso del dibattito. A partire dai concorsi, perché in quei contesti le donne emergono e non sono seconde a nessuno, anzi tendono a primeggiare. Di tanto è convinto anche il Dott. Naddeo, Presidente dell’Aran, il quale ritiene che “dove c’è una competizione trasparente e chiara le donne non sono da meno rispetto agli uomini, anzi vincono e vincono di più”.
Dalla discussione animata anche dall’on. Cristina Rossello, che ha ripercorso le tappe della proroga della legge Golfo-Mosca, è emerso evidente, quindi, che c’è bisogno di intervenire su un doppio binario: da un lato, rafforzare la legge Golfo-Mosca del 2011 per le partecipate pubbliche – che, imponendo una quota femminile minima, ha prodotto ottimi risultati portando donne capaci nei Cda di tante aziende private – ed estenderla alle partecipate pubbliche mirando ai ruoli gestionali operativi, dall’altro, varare una normativa specifica per allargare l’obbligo della parità di accesso ai ruoli apicali centrali e di vertice, direttivi gestionali della Pubblica Amministrazione e degli enti pubblici.
Occorre con urgenza definire un’equa rappresentanza nei ruoli apicali centrali e di vertice, così come nei ruoli amministrativi gestionali attraverso norme e direttive. Non c’è più tempo.
In sostanza, noi di Flepar sostieniamo con forza la necessità che si avvii con celerità una nuova stagione di riforme che ponga il potere femminile come problema non più eludibile e da approcciare con decisione. Le mere dichiarazioni di intenti non bastano. La legge Golfo – Mosca ha dimostrato di funzionare. Occorre percorrere ancora una volta la strada della legge implementandola e garantendo alle donne con regole chiare e trasparenti la giusta distribuzione delle cariche apicali. Da parte del sindacato dei professionisti delle pubbliche amministrazioni della Repubblica è ora di fatti concreti. Un risultato che solo la legge (almeno nel nostro paese) è in grado di perseguire. Qualsiasi iniziativa, da qualsiasi parte politica provenga, indirizzata verso questo obbiettivo, vedrà questa Federazione attenta e pronta ad ogni forma di collaborazione. Il PNRR, da questo punto di vista, rappresenta un’occasione che non va assolutamente persa.