Comunicato Stampa
«È esattamente ciò che abbiamo sempre chiesto e per cui ci siamo
sempre battuti. Non possiamo quindi che guardare alla risoluzione
approvata dal Parlamento europeo in materia di salute sessuale e
riproduttiva come a un passo importante nella giusta direzione».
La responsabile iniziative legali dell'Unione degli Atei e degli
Agnostici Razionalisti (Uaar), Adele Orioli, commenta così la notizia
della risoluzione Ue tesa a garantire l'accesso universale alla salute
sessuale e riproduttiva delle donne in tutti i Paesi dell'Unione
Europea.
«È un passo importante prima di tutto con riguardo a quegli Stati
che sempre più stanno tentando di restringere l'accesso all'aborto
legale e sicuro (leggasi in primo luogo Polonia), ma anche per
l'Italia, dove si registrano disparità d'accesso all'interruzione di
gravidanza a livello locale e regionale a causa degli altissimi numeri
dell'obiezione di coscienza. Sono questioni su cui il nostro Paese è
stato richiamato più volte dal Consiglio d'Europa, l'ultima giusto in
marzo. Ben venga dunque questa presa di posizione netta dell'Unione
Europea, che ci permette di tornare con nuova forza sulla richiesta di
rivedere la legge 194 per abolire l'istituto dell'obiezione di
coscienza per tutte le nuove assunzioni: se aveva senso quando fu
introdotta la legge, oggi non è che una vile rappresaglia contro i
diritti delle donne».
«L'Uaar è da sempre in prima linea nella battaglia per
l'autodeterminazione sessuale e riproduttiva e a questo scopo nel
corso degli anni ha promosso diverse iniziative di sensibilizzazione.
Giusto in queste settimane siamo in tutta Italia con la campagna
“Libera di abortire” (di cui siamo co-promotori assieme ad altre
associazioni), nonché con la campagna “Aborto farmacologico. Una
conquista da difendere”. E da anni portiamo avanti “Non affidarti
al caso” una campagna tesa a sensibilizzare le donne nella scelta
del proprio ginecologo – e in generale tutti nella scelta del medico,
considerate le questioni del fine vita – prestando attenzione a quelle
opinioni o credenze personali che potrebbero incidere sul suo lavoro.
Un impegno – conclude Orioli – che vorremmo sempre meno necessario ma
che siamo intenzionati a portare avanti finché il diritto a un aborto
libero e sicuro non sarà realtà».
Maggiori informazioni: