Supponiamo, durante le vacanze, di partecipare ad una riunione con i parenti per trascorrere momenti di intima vita famigliare.
Può purtroppo accadere che vecchie ruggini o nuovi dissapori, grazie a qualche sorso in più di vino, emergano con maggiore facilità nonostante il clima festaiolo e quel nostro cugino ci provochi proprio con un argomento tanto indigesto da farci esplodere. Per evitare questa brutta situazione cerchiamo di comportarci da filosofi rimandando la sfuriata.
E’ sufficiente pensare a cosa penseremmo della situazione incriminata ad esempio tra una decina d’anni: gli daremmo ancora la stessa importanza? Ci darebbe tanto fastidio?
Nella maggior parte dei casi probabilmente no. Perché rovinare una festa per qualcosa che troverà il suo giusto epilogo senza bisogno di tanta animosità?
I problemi con i parenti sono sempre o quasi gli stessi e difficili da risolvere…Queste supposizioni ci forniscono materiale su cui riflettere per trasferire il procedimento sulle diverse vicende della nostra vita.
Ad esempio per ridimensionare problemi che ci appaiono insormontabili. L’altra sera tornando a casa ho visto le fiamme riflesse nella finestra della mia cucina e per un attimo ho creduto che si stesse incendiando la casa. Si è fortunatamente trattato di un falso allarme, era solo il riflesso di una luce intensa nei vetri, ma è stato molto utile per deviare la mente altrove e non pensare al problema di avere la bicicletta fuori uso: il solo pensiero del pericolo scampato mi aveva ridato la serenità. In questo caso si è trattato di credere realmente al disastro, ma è sempre possibile inventarselo.
Se affrontassimo le nostre difficoltà supponendo come potrebbe cambiare la nostra vita se dovesse accaderci qualcosa di spiacevole, scopriremmo un nuovo modo di rapportarci alle situazioni basato più sull’equilibrio che sull’onda del primo impulso.
di Maria Giovanna Farina