Se la madre delude i servizi sociali, si riapre l’iter per la dichiarazione di adottabilità dei figli
Il procedimento riprende quando viene meno la collaborazione, dopo le effimere speranze create dal cambio di lavoro e legame affettivo
Primo, collaborare con i servizi sociali nel percorso di recupero. Quando i figli rischiano di essere dichiarati adottabili dal giudice, la mamma o il papà “difficili” non possono sottrarsi al compito che gli viene chiesto nel complesso cammino per il recupero delle funzioni genitoriali. Basta mostrare un po’ di distacco e le relazioni negative sottoscritte dagli esperti del settore assistenziale faranno il resto: il procedimento per l’adottabilità dei figli può riprendere esattamente da dove era stato interrotto. È quanto emerge dalla sentenza 12967/12, pubblicata dalla prima sezione civile della Cassazione.
Perde probabilmente l’ultima occasione di restare insieme ai tre figli, avuti da due uomini diversi, la donna che aveva ottenuto un stop al procedimento di adottabilità: a determinare la sospensione era stata una serie di «timidi segnali di cambiamento» rilevati dai servizi sociali; un nuovo lavoro e una nuova relazione affettiva lasciavano ben sperare i funzionari che si occupano dei minori, ma ben presto la donna smette di dare il suo contributo al percorso di recupero delle funzioni genitoriali. Insomma, la signora ricade nei vecchi errori, non mostra di aver maturato consapevolezza rispetto alle sue stesse scelte di vita, come attesta la consulenza assunta in giudizio: le relazioni conflittuali con gli ex compagni si riflettono negativamente su di lei e soprattutto sui figli, che intanto crescono e hanno esigenze sempre più complesse. Inevitabile, dunque, far ripartire l’iter per l’adottabilità.