di Deborah Biasco
Probabilmente succede sempre. Una donna e un uomo che stanno per diventare genitori, dopo le principali, fondamentali speranze riguardanti la salute e il benessere di chi sta per nascere, esprimono quelle riguardanti il suo sesso. “Speriamo che sia femmina”, “Speriamo che sia maschio”. E probabilmente, è normale che sia così. Perché dal sesso di chi sta arrivando, dipenderanno pratiche diverse e comportamenti specifici.
Anche se, a pensarci bene, i punti essenziali sono gli stessi: indipendentemente dal sesso, per esempio, si dovrà insegnare ad usare le posate, a mettere la mano davanti alla bocca quando si sbadiglia e a non aver paura del bagnetto né del buio. Indipendentemente dal sesso, si dovrà insegnare ad allacciare le scarpe, ad essere cortese e a non lanciare gli oggetti.
E così come, indipendentemente dal sesso, si dovrà insegnare a difendere la propria ed altrui Libertà dagli stereotipi di genere che impediscono ed obbligano ad assumere determinati atteggiamenti.
Che sia un bambino o che sia una bambina, si dovrà dire che non è anormale se un uomo piange, se arrossisce o se ama i fiori e allo stesso modo, non è anormale se una donna procede a muso duro, se suona la batteria o se desidera comprare una moto.
Che sia un bambino o che sia una bambina, si dovrà dire che se il “figo” è colui che impone la sua volontà, colui che offende e che, fondamentalmente, non accetta se stesso ( perché è da qui che proviene la non accettazione degli altri), è preferibile farsi definire “mezzo uomo”: perché chi è a metà, ha compiuto una parte del cammino ed è consapevole del fatto che l’altra metà di se stesso, del mondo e della storia, spetta agli altri, alle altre, e capendolo ha imparato a vivere da fratello e chi vive da fratello, non farebbe mai ad una donna quello che non vorrebbe fosse fatto a sua sorella. Allo stesso modo, si dirà che, se per una donna, affermarsi ed essere conosciuta, significa cedere ad aspettative e pretese sociali non conformi alle proprie, è preferibile essere considerata una “sfigata” poiché non importa il “dove” ma il “come”, poiché la sua dignità e la sua femminilità non hanno prezzo e poiché la sua volontà viene prima di tutto.
A chi sta per venire al mondo, si dovrà dire che non conta se un uomo ha i capelli lunghi e non conta se una donna ha i capelli corti. Più che altro, conta se e cosa i capelli coprono: conta la testa e il modo in cui viene usata.
Si dovrà dire e ripetere che il proprio Corpo è il regalo più bello che ha ricevuto, il modo attraverso il quale essere al mondo: magrezza e muscoli non divengano un motivo per oltraggiarlo e straziarlo.
Indipendentemente dal sesso di chi sta per nascere, si dovranno trasmettere le virtù della pazienza, della dolcezza e della sensibilità: il rispetto non ha età, non ha religione e non ha lingua. Figuriamoci se ha sesso.
E che sia una bambina o che sia un bambino, mamma e papà dovranno essere ottimi accompagnatori, verso la scoperta e la conoscenza di tutto ciò che esiste, di tutto ciò che è al mondo. E che è fatto per tutti e per tutte! Senza distinzione.
Lui non sarà “femminuccia” se vorrà imparare a cucinare e lei non sarà “maschiaccio” se chiederà di essere iscritta ad un corso di skateboard.
Lui non sarà “femminuccia” se preferirà i libri alla formula uno e lei non sarà “maschiaccio” se preferirà gli sport estremi alla manicure.
Lui non sarà “femminuccia” se sarà in grado di capire quando la mamma sarà triste e quando resterà in casa per non lasciarla sola e lei non sarà “maschiaccio” se accompagnerà il papà alle partite di pallone o per la semplice capatina al bar.
E non esisteranno “le cose per i maschietti e le cose per le femminucce”: esisteranno i gusti e le passioni e le predisposizioni. Indosserà i colori che più gradirà, giocherà con quello che più divertirà e lui sarà un poeta, se lo vorrà e lei sarà un’astronauta, se lo vorrà. E non è ovvio, che un giorno vi renderà nonni. E certamente non sarà questo a farvi pensare di non essere stati dei bravi genitori.
Già. Nulla è ovvio quando c’è di mezzo la Vita. Soprattutto quando non è la propria.
Che sia femmina o che sia maschio, quel che conta davvero è che impari a conoscersi, ad apprezzarsi e a rispettarsi affinché sia capace di fare lo stesso con chi incontrerà. Essere una brava Persona, in fondo, significa questo.
Che sia una brava Persona, sì. E l’ecografia, questo, non ve lo dirà. Ve lo dirà il tempo.
Nel frattempo, dipingete la sua camera con i colori dell’arcobaleno: quello, per esempio, piace a tutte e a tutti. Indipendentemente dal sesso.