Spagna: la Catalogna arbitro delle elezioni del 28 aprile

da | Apr 26, 2019 | L'opinione

di Elisabetta Righi Iwanejko

 

“State assassinando un uomo onesto. Viva la Catalogna!”. Queste le ultime parole di Luis Companys prima di essere fucilato la mattina del 15 ottobre 1940 nel fossato del castello di Montjuic a Barcellona.

L'ex Presidente della Generalidad de Cataluna è l'unico presidente democraticamente eletto della storia europea mandato a morte da un'autorità politica. Dopo 70 anni la sentenza del consiglio di guerra che decretò la sentenza è ancora vigente in Spagna.

Costretto all'esilio in Francia dalla vittoria nazionalista nella Guerra Civile (aprile 1939), dopo l'invasione tedesca del paese d'oltralpe (giugno 1940), venne catturato dai nazisti e consegnato al governo di Franco. Lo Stadio Olimpico che ha ospitato i Giochi estivi del 1992 è stato intitolato alla sua memoria.

Le elezioni di domenica 28 aprile sono il risultato della crisi istituzionale tra Madrid e la Catalogna. La Costituzione del 6 dicembre 1978 ha sancito la forma di governo della monarchia costituzionale federale che è basata su un sistema parlamentare con un modello statale che prevede un ampio decentramento.

Malgrado maggiori competenze siano state trasferite alle comunità autonome (regioni), la conflittualità tra la Catalogna e stato centrale non si sono mai sopite. L'accentuato centralismo della monarchia assoluta incentrata sulla triade re-chiesa cattolica-forze armate aveva favorito nell'aprile 1931 l'avvento della repubblica.

La Catalogna e i Paesi Baschi erano stati i più tenaci sostenitori e difensori della Seconda Repubblica (1931-1939) in quanto gli aveva concesso la piena indipendenza. Dopo il ritorno alla democrazia (novembre 1975) in seguito alla morte del dittatore Francisco Franco, il nazionalismo catalano, sempre di matrice repubblicana e schierato politicamente a sinistra, è gradualmente riaffiorato con la nuova richiesta di autodeterminazione.

Lo scontro, dopo il referendum del novembre 2017 dichiarato incostituzionale, è stata una vittoria di Pirro per il governo di minoranza del Partito Popolare di Mariano Rajoy. Lo scioglimento del Parlamento e il commissariamento del governo catalano con il mandato d'arresto nei confronti del Presidente Puigdemont fuggito in Belgio, hanno provocato la caduta dell'esecutivo di Madrid nel giugno 2018.

La mano dura non ha premiato sul piano politico come l'approccio di riconciliazione del nuovo gabinetto socialista di Pedro Sanchez sfiduciato a febbraio.

Infatti l'ennesima compagine minoritaria ha pesantemente pagato il dazio dell'appoggio esterno dei partiti indipendentisti regionali.

Le consultazioni di domenica, le terze in quattro anni, sottolineano la grave instabilità politica iberica. Nel 2015 la trentennale alternanza al governo tra destra e sinistra si è spezzata a causa della nascita di nuovi soggetti politici su entrambi i lati degli schieramenti.

Tuttavia la comparsa sulla scena della sinistra radicale (Podemos) e della destra civica liberale (Ciudadanos) ha estremamente frammentato e polarizzato l'arco partitico. Negli ultimi mesi l'affermazione dell'estrema destra (Vox) ha permesso di

espugnare l'ultimo baluardo della sinistra, l'Andalusia, amministrata dai socialisti dalle prime elezioni regionali del 1980.

Secondo recenti sondaggi, la coalizione di centro-destra Partido Popular-Ciudadanos- Vox, che ha trionfato a Siviglia, non sembra però riuscire a raggiungere la maggioranza assoluta nelle Cortes. Pertanto si prevedono lunghe trattative e formule di governo molto variabili.

Elisabetta Righi Iwanejko