Sudan. I generali contro Amira, “la donna con i pantaloni”

da | Feb 7, 2022 | Donne dal mondo

di Michele Farina

 

La femminista rapita dalla polizia segreta e riapparsa in carcere dopo dieci giorni. Nessuna accusa. Amira Osman conosce i suoi aguzzini: venti anni fa l'avevano arrestata perché indossava i pantaloni, dieci anni fa l'hanno processata perché girava senza velo, dieci notti fa sono andati a prenderla con i kalashnikov spianati nella casa della sorella Amani: una trentina di uomini del famigerato Gis, la polizia segreta sudanese, hanno portato via una donna sulla sedia a rotelle senza permetterle di portare con sé le medicine (è affetta da una semiparalisi in seguito a un incidente). Come ai tempi del dittatore Al Bashir, quando centinaia di oppositori erano tenuti prigionieri e torturati nelle “prigioni fantasma”.

Finalmente ieri si sono avute sue notizie, dopo le pressioni della famiglia e una protesta davanti alla sede dell'Onu a Khartoum. Amira è nel carcere di Omdurman. Sollievo (perché è in vita) e indignazione per il suo rapimento: sono almeno una settantina le persone come lei, prelevate dagli sgherri mascherati della giunta militare che il 25 ottobre si è ripresa per intero il potere in Sudan, ponendo fine al percorso di governo congiunto con la società civile che sarebbe dovuto sfociare l'anno prossimo in elezioni democratiche.

Osman, ingegnere civile, è figura storica della resistenza sudanese e fondatrice dell'associazione “No all'oppressione delle donne”, a lungo perseguitata per le sfide femministe e i suoi “abiti indecenti” sotto il vecchio regime. Ora gli stessi generali che sostenevano Al Bashir (prima di farlo arrestare nel 2019 sull'onda delle proteste popolari) hanno ripreso i vecchi metodi.
Arresti senza mandato, desaparecidos. E le donne, ancora in prima fila nelle proteste contro il golpe, pagano un prezzo altissimo al loro coraggio. Così l'attivista Eman Mirghani nelle scorse settimane è scomparsa dal ministero della Salute dove lavorava, alla luce del giorno, attirata all'esterno dalla telefonata di una finta collega bisognosa di aiuto. La scrittrice Zeinab Mohammed Salih sulla Bbc condanna i misfatti della polizia segreta di cui Osman è l'ultima vittima. Sollievo e indignazione: Amira è “riaffiorata” ieri nel carcere di Omdurman, e solo dopo la denuncia dei familiari. Nessuna accusa, ma la motivazione è chiara. Osman ha tuonato contro le sistematiche violenze delle forze di sicurezza contro le donne durante le manifestazioni: botte, offese e stupri.

fonte: Corriere della Sera, 7 febbraio 2022