Femminismo Rivoluzionario
La manifestazione contro la violenza sessuale contro le donne del 27 novembre è stata grande e un bel momento. Anche se con numeri ridotti rispetto agli anni passati è stata la più grande manifestazione di questi mesi e pensiamo anche rispetto ad altre manifestazioni negli altri paesi d'Europa; e questo non era così scontato per la pandemia, due anni di chiusura ed un'apertura che si sta rivelando già precaria. Ma c'era bisogno di un momento collettivo delle donne, e le donne hanno risposto “Siamo vive!”.
Un corteo che via via si è ingrossato, per diventare molto fitto in tante parti, e occupare non solo le strade ma anche i marciapiedi – questo ha creato a volte l'immagine di una manifestazione confusa, tanto da avere difficoltà a vedere striscioni, cartelli, ma l'aspetto bello è che questo era frutto della presenza vivace di decine e decine di migliaia di donne.
La presenza più positiva è stata quella di tante giovanissime (ma anche di ragazzi), tra cui tante studentesse medie con un spirito, un'energia vivace e combattiva; si sentiva la loro ribellione, i loro slogan pure rivoluzionari, con cartelli, striscioni che indicavano anche la vera causa dei femminicidi, violenze sessuali: il sistema capitalista patriarcalista, e con slogan che legavano il femminismo alla lotta di classe, alla più generale violenza contro la condizione delle donne.
Nello stesso tempo, diversamente da quanto scritto nei comunicati ufficiali o dichiarazioni ai media di Nudm (piano antiviolenza, centri antiviolenza… in termini di richieste al governo, allo Stato), nella manifestazione le parole d'ordine di alcuni cartelli erano più combattive, di denuncia, di necessità sempre della lotta, e, in questo, la questione che non si lotta, non si scende in piazza solo il 25 novembre e l'8 marzo ma ogni giorno.
Certo, gli slogans erano un pò datati e rispolverati, ma le giovanissime cercano di prendere il meglio e di elaborarlo.
Altro aspetto importante, soprattutto in questa fase in cui la condizione delle donne a livello internazionale si fa sempre più dura, ma a cui risponde la “guerra” delle donne in vari paesi, sia imperialisti, capitalisti sia nei paesi dipendenti, la denuncia e la voce della condizione e lotta delle donne internazionale che si è sentita nella manifestazione; come le donne palestinesi, che a un certo punto hanno preso la parola e affermato di dover contrastare due “cancri”: il regime di apartheid israeliano e una struttura sociale che le vuole sottomesse.
Detto questo, la mobilitazione di Nudm se riesce a portare sempre in campo decine e decine di migliaia di donne, ragazze, per la gestione politica, mass mediatica della manifestazione, per chi tira le file durante e dopo la manifestazione, donne e organismi della piccola borghesia, fa diventare questa mobilitazione sicuramente un grido “altissimo” come si dice in uno slogan, ma non “feroce”. Influisce sull'attenzione e impatto tra le masse della sempre più grave condizione delle donne, con la punta di iceberg dei femminicidi, ma non riesce, non può riuscire a cambiare i rapporti di forza della lotta sempre più necessaria delle donne contro governo, Stato, padroni, uomini che odiano le donne.
In questa manifestazione varie parti parlavano delle lotte, ma essa non raccoglie, non può essere in grado di raccogliere, se non parzialmente le lotte reali e le protagoniste effettive di queste lotte prima e dopo il 27 novembre.
Ls linea prevalente possiamo dire che è rappresentata da una dichiarazione della presidente di Di.Re “siamo scese in piazza perchè insoddisfatte delle politiche governative e delle politiche istituzionali che si sono mosse finora per prevenire e contrastare la violenza alle donne…”; da cui la richiesta al governo di più fondi per i Centri antiviolenza e altre richieste.
Insoddisfatte? Ma il governo, questo Stato capitalista non possono assolutamente soddisfare! Basta guardare solo alle misure prese in questo ultimo anno: hanno permesso licenziamenti, impoverimento pesante dei salari già molto bassi e precari per le donne, e quindi le donne sono dovute tornate a casa alle dipendenze della famiglia, o rinchiuse con il proprio assassino; un governo che ha dato soldi e soldi ai padroni mentre facevano morire operaie per la mancanza di sicurezza per aumentare i loro profitti; uno Stato che dimezza le pene agli assassini perchè “era turbato”, che scarcera gli stupratori; un governo, Ministre, padroni che ricattano moralmente le donne perchè facciano più figli, facendo di questo appello da un lato la carta di presentazione dell'Assegno unico (che è un togliere da una parte del salario per metterlo ad un'altra), dall'altro un preavviso di nuova minaccia di attacco al diritto d'aborto; un governo che contro i femminicidi non trova di meglio che l'”idea geniale” di mettere sotto scorta le donne, ecc. ecc.
Per questo anche la denuncia vera, il lavoro utile di raccolta dati, ecc. fatti da realtà di Nudm si uniscono a una politica e soprattutto pratica quotidiana riformista.
La mobilitazione grande delle donne mostra una forte necessità di una lotta dura, continua, una lotta rivoluzionaria perchè, come abbiamo scritto nei nostri striscioni, detto negli slogan “tutte le catene vogliamo spezzare, tutta la vita deve cambiare”; essa per cambiare i rapporti di forza deve imporre la “marcia in più delle donne”, per opporre alla loro violenza reazionaria la nostra violenza rivoluzionaria.
Questo può avvenire se le le donne proletarie, che non hanno nulla da difendere in questa società, che subiscono tutte le oppressioni e sfruttamento, scendano in campo su tutti i terreni.
Ma ancora questo non avviene abbastanza.
Le lavoratrici sicuramente c'erano e tante nella manifestazione del 27, ma non unite, non visibili, non determinanti.
Le compagne organizzate dal Mfpr e le lavoratrici organizzate nello Slai cobas per il sindacato di classe – che lottano ogni giorno, che da mesi stanno lavorando attraverso le assemblee Donne/Lavoratrici, le giornate di lotta “separate” dalle lotte sindacali, gli scioperi, presidi, ecc, per organizzare, unire, le lavoratrici, le donne proletarie, le loro lotte, perchè la loro voce sia riconoscibile e riconosciuta da tutte e tutti, perchè non siano alla coda del femminismo piccolo borghese ma impongano altro passo, altra prospettiva – erano un piccolo contingente; una “goccia nel mare”, che chiaramente non basta, che però ha scelto giustamente di stare con le decine e decine di migliaia di donne, con le ragazze ribelli, per comprendere e lavorare per cambiare, per rendere la lotta quotidiana contro il governo, lo Stato non conciliabile, irreversibile. Per passare dalla ribellione alla rivoluzione, una rivoluzione che rovesci e trasformi la terra e il cielo.
Queste lavoratrici d'avanguardia aprono una strada e la continueranno ogni giorno e chiamano le altre proletarie ad esserci.
Questo lo devono maggiormente comprendere le stesse lavoratrici che partecipano alle Assemblee Donne/Lavoratrici e le compagne che sostengono le loro lotte sindacali; accanto alle difficoltà oggettive che hanno le lavoratrici in generale (turni di lavoro/famiglia, ecc.) ci sono poi gli aspetti soggettivi che devono avanzare.
Non c'è possibilità che altri sindacati, anche quelli di base e combattivi, si sforzino in questo senso, questi al massimo parlano di lavoratrici solo come slogan, o una delle tanti punti delle piattaforme, dove sempre gli uomini decidono come e quando apparire e dove le compagne, anche le lavoratrici combattive si autocensurano da sole, diventano gregarie.
Così sbagliano quelle compagne, realtà che si dicono d'accordo con la linea, le battaglie dell'Assemblee Donna/Lavoratrici, ma poi si ritraggono dallo scontro reale tra femminismo piccolo borghese e femminismo proletario rivoluzionario; fanno le critiche nel chiuso, ma non hanno il coraggio di portare la lotta tra le due linee in campo aperto, perchè è più comoda la parola della lotta e lasciano il campo libero.
Ma su tutto questo occorre tornare ed essere chiari.
Anche di questo parleremo nell'Assemblea Donna/Lavoratrici in presenza che terremo il 4 dicembre a Milano, Villa Pallavicini via A, Meucci, 3 -dalle ore 14 alle 17.
Il Movimento femminista proletario rivoluzionario il 27 ha fatto anche due azioni:
– la solidarietà internazionalista alle donne maoiste indiane in prima fila nella guerra popolare contro il regime fascista di Modi e l'imperialismo, all'interno della campagna mondiale contro la nuova operazione di massacro fatta da Modi (venuto in Italia al G20 e accolto con grande amicizia da Draghi e dai capi dei governi europei);
– la denuncia della repressione dello Stato borghese, del carcere-tortura e la difesa dei prigionieri politici, in particolare Nadia Lioce che da più di 15 anni è tenuta in regime duro del 41bis.
Queste azioni, durante il corteo e a piazza San Giovanni, sono state importanti anche per portare una giusta informazione a fronte del silenzio o trasfigurazione della stampa borghese.