Chi è un’ attivista per l’autismo?
Temple Grandin è un’ americana, professoressa universitaria in Colorado. Sapere perché affascina me e tanti altri è come scoprire il mondo della diversità.
Infatti, nata quasi 80 anni fa, questa eminente studiosa di animali bovini, e di autismo, viene citata per la sua cosiddetta sofferenza, la sindrome di Asperger. Cosa la differenzia da altri pazienti? La capacità non tanto di leggere le proprie emozioni o quelle degli altri, cosa abbastanza difficile per un’autistica, ma di riflettere sulla sua mancanza.
Ha dato vita ad un sistema di studio sull’autismo, quasi a voler sovvertire il concetto di patologia. Infatti nei suoi scritti, emerge il concetto di continuum tra normalità e psicopatologia, ovvero che questa paura del mondo esterno, le emozioni bloccate e la loro comunicazione difficilissima, il terrore del contatto e un uso della parola quasi negato, sono propri di tutti secondo una quantità che sta in un range sempre flessibile.
il mio maestro Franco Basaglia, e così Freud, intendevano che i cosiddetti normali non esistessero! Una dimensione psicopatologica che mi è cara.
Chi non ha paura di essere guardata in modo “strano”, per esempio, oppure similmente giudicata male?
Quanto ci fanno paura gli altri? Temple Grandin e altre persone come Susanna Tamaro e , a modo suo, Alda Merini, lo sanno bene.
Temple Grandin osservò anni fa che gli animali che stava studiando traevano beneficio con una sorta di macchina degli abbracci, che li faceva sentire più rilassati, favorendo un miglioramento stesso della loro vita. Ciò portava anche a produrre migliori risultati sul piano della produzione di latte.
Perché un’invenzione così? Perché la studiosa e attivista Temple Grandin si identificava, in parte, con questi animali che non avevano bisogno di essere guardati, che non venivano “colpiti” dall’occhio dell’altro come probabilmente sarebbe piaciuto a lei, ovvero senza questa sottile violenza.
Un’altra questione che mi interessa è che non ci sono, perciò, categorie che invalidano il soggetto per carenze patologiche, ma che possono essere compensate, come ha fatto lei nella sua vita di studiosa attenta della mente, partendo da cosa, da quale skill o competenza, la persona deve migliorare.
Un altro argomento su cui riflettere è quello delle cause dell’autismo.
Bruno Bettheleim, insegnando che la famiglia è il principale fattore di danno psicologico per ogni forma di disagio mentale, ci ha insegnato e suggerito di trattare i soggetti autistici con una relazione positiva che permettesse loro di far apprendere una relazione e un modo nuovo e positivo di stare con gli altri, proponendo il metodo dall’ insegnante alla portinaia dell’istituto (cfr. il suo libro: “La fortezza vuota”).
Ma per Temple Grandin le cose non sono così.
Innanzitutto contrasta con il modello epistemologico della causa delle nostre difficoltà mentali anche con il prendere in considerazione la questione genetica e come è composto il nostro cervello.
Ricordate Leo Kanner? Era un medico psichiatra austriaco naturalizzato americano, che studiò l’ incidenza proprio di questi fattori genetici.
Nel caso della nostra studiosa, attraverso parecchie tac, pur riscontrando analogie comportamentali con i suoi avi, venne riscontrato che il suo cervello era molto diverso. In questo percorso le fu particolarmente vicina la madre che non volle inserirla in un istituto, garantendole un’educazione ed un’istruzione adeguata che le ha permesso di avere successo nella sua vita.
Possiamo chiederci chi erano suo padre e sua madre nei suoi primissimi anni di vita, ma tant’è che la ricercatrice, come autorità morale e scientifica, non ci mostra delle evidenze su questo piano di ricerca, ma su un modello biologico tanto concreto quanto dimostrabile. La sua è una teoria alternativa valida, anche se prende le distanze da quelle classiche della psicoanalisi. La sua vita è un esempio di come la logica attenta ad indagare le cause dei problemi dell’ autismo, pensando per immagini, abbia fatto sì che il proprio autismo fosse un oggetto di riflessione.
Impiegando questi mezzi di pensiero intatti, che ricordano la razionalità filosofica, magari a tratti priva di emozioni, che tanto le fanno ancora paura e la agitano quando deve approcciare gli altri, Temple Grandin riesce a gestirle, studiandole e riflettendole, in modo eminente.
Personalmente le sono grata per il suo impegno e dedizione che per la sua ricerca sempre valida e ad un livello di comparazione mondiale.