Tessitrice di “reti” (India)

da | Mar 17, 2016 | Donne dal mondo

nella formazione di un'immagine e di una realtà nuova
per le donne di tutta l'umanità.
PROFILO
(India)

PM

01.03.2016

Jyoti Pinto, della congregazione delle Suore ?di Betania, è una minuscola donna indiana. ?Avvolta nel suo sari e con voce delicata, parla ?delle giovani indiane vittime della Tratta. Sono tante, molte vengono liberate da Amrat, l’associazione ?delle religiose asiatiche impegnata contro il traffico di esseri umani, realtà da lei avviata nel 2010
La sua congregazione religiosa, fondata a Bendur, diocesi di Mangalore (India), nel 1921, è sempre stata attenta all'educazione delle ragazze più povere, in particolare quelle che abitano nelle zone rurali. Nello Stato del Karnataka, suor Jyoti lavora per anni nelle scuole, ma nel 1985 chiede di trascorrere un anno in un villaggio, a stretto contatto con la vita della gente. Attivista sociale sin da quando, giovane suora, studiava all’università di Mangalore, in una società che marginalizza la donna, è nel Karnataka che Jyoti Pinto decide di dar vita al Forum delle donne, che raccoglie e organizza donne cristiane e di altre fedi religiose.

Ma è l’incontro organizzato dall'Unione internazionale superiore generali (Uisg) che le spalanca un nuovo orizzonte. Vi partecipa nel 2007, a Roma, come Superiora generale della sua congregazione. Per la prima volta sente parlare di traffico di esseri umani: la Tratta, schiavitù dell’era moderna che ruba la dignità di tante giovani donne.

Suor Jyoti notava da anni che tante ragazze sparivano nei villaggi dell’India meridionale, ma non aveva correlato quel fenomeno con il commercio di esseri umani. L’incontro dell’Uisg le spalancò gli occhi, soprattutto quando ebbe modo di ascoltare Bernadette Sangma, suora salesiana che lavorava con l’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Suor Bernadette lavorava in Africa, ma era originaria dell’India. Jyoti le chiese aiuto per far comprendere alle religiose indiane cosa stava accadendo nei villaggi. Inconsapevolmente venivano depredati delle loro giovani più promettenti a opera di bande criminali organizzate. Con promesse di lavoro o di buoni matrimoni combinati, i genitori lasciavano andare le loro figlie, che poi scomparivano nel nulla.

Bernadette Sangma si rese disponibile, ma pose una condizione: sarebbe andata soltanto per un incontro regionale. Anche le religiose di altri Paesi asiatici dovevano essere coinvolte. Suor Jyoti ci mise due anni a creare interesse e a mobilitare le associazioni di religiose di India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka.

Nel novembre 2009 Goa ospitò il primo incontro delle religiose dei cinque Paesi sul traffico di esseri umani. Vi parteciparono quarantatre religiose. Ma un incontro non era sufficiente a far seguire i fatti alle parole. Bisognava creare un organismo di coordinamento per avviare azioni concrete di contrasto alla Tratta. Emerse chiaramente la necessità di formazione e continuità nell'impegno. Nel maggio 2010 le religiose dei cinque Paesi si trovarono nuovamente a Calcutta e decisero di dar vita a Amrat. La rete coinvolge anche Caritas India.

Suor Estrella Castalone, che aveva sostituito suor Bernadette alla Uisg, vi partecipa a nome di Talitha Kum, l’organismo Uisg che dal 2009 coordina l’impegno delle religiose di diverse nazioni per sottrarre migliaia di persone e di minori alla piaga della mercificazione. L’acronimo Amrat, in lingua locale, significa “nettare”, acqua per la vita eterna, precisa suor Jyoti, e richiama l’idea del “dare la vita”.

La capacità di suor Jyoti di aggregare e mobilitare tante donne ha generato un nettare “squisito”: dal 2010 un numero crescente di congregazioni religiose ha aderito a Amrat, che oggi costituisce la rete più numerosa e più attiva di Talitha Kum. Dal 2010 abbiamo camminato insieme e siamo cresciute nel contrastare la Tratta, sottolinea con soddisfazione. Le giovani vengono prelevate dalle zone rurali, soprattutto le più marginali. Poco denaro, che ai poveri sembra tanto, e belle promesse di un lavoro in città convincono i genitori a lasciare i propri figli e figlie in mano a sconosciuti che promettono vita, ma poi danno solo morte.

Dal 2015 suor Jyoti ha lasciato la presidenza di Amrat a un’altra religiosa, suor Mary Sahaya, ma continua a ricordare con gratitudine il dono che ha ricevuto dall’Uisg: l’ispirazione da cui ha preso vita Amrat.
Talitha Kum è una rete di donne che mi ha ispirato e che deve continuare a crescere. Soltanto insieme riusciremo a sconfiggere questa forma di schiavitù moderna. Come cristiana penso che la “redenzione” oggi sia liberazione anche da questa forma di schiavitù.

PM

01.03.2016  Combonifem