Introduzione dell’On. TINA ANSELMI, Presidente del Comitato Italiano per l’Anno Internazionale della Donna,al volume "La donna nella resistenza italiana", pubblicato dai Servizi Informazioni e Proprietà Letteraraia della Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione del "1975, anno internazionale della donna".
Proclamando il 1975 Anno Internazionale della Donna, l’ONU ha voluto impegnare governi e opinione pubblica a una riflessione sulla condizione femminile. per verificare se la parità, sancita nella carta dei diritti dell’uomo, sia stata realizzata sul piano giuridico e di fatto, e per individuare gli obiettivi da perseguire onde consentire alla donna una effettiva partecipazione allo sviluppo e alla pace nel mondo.
L’ONU, infatti, ha stabilito un tema per l’Anno Internazionale della Donna: «Parità, Sviluppo, Pace».
La «Parità» chiede di ottenere la piena uguaglianza, di fronte alla legge, in ogni paese, tra uomo e donna, e di impegnarsi perchè tali norme abbiano effettiva applicazione, ispirando anche i comportamenti di costume.
Lo «Sviluppo» chiede che la donna sia aiutata, e nello stesso tempo aiuti sé stessa, ad inserirsi in modo attivo nella società, partecipando ad essa come forza di propulsione e di progresso.
La «Pace» chiede che la donna intraprenda una vasta opera di pacificazione che, svolta a livello individuale e associativo, non potrà non dare risultati positivi anche a livello dei rapporti tra gli stati.
Anche in Italia il problema è aperto e intorno ad esso si sta sviluppanndo un dibattito vivo ed intenso, quale mai si era verificato nel nostro Paese, un dibattito che vede come protagonisti associazioni. partiti, forze sociali, mondo della cultura e dell’informazione.
Questo volume, curato dai Servizi Informazioni e Proprietà Letteraria della Presidenza del Consiglio, che si ringrazia, vuole offrire un contributo al dibattito e vuole essere anche una testimonianza del cammino percorso dalla donna italiana in trent’anni di vita democratica.
Si è fissato !’inizio di questo cammino nella Resistenza, come occasione di scoperta della politica da parte di milioni di donne, come momento di partecipazione alla vita del proprio Paese, come necessità di saldare il proprio destino personale a quello degli altri, in una delle ore più buie che l’umanità abbia attraversato.
La nuova Costituzione fondata su valori espressi dalla Resistenza, non ha potuto che sancire questa presenza della donna, una presenza che pogggia sulla pari dignità e sul riconoscimento degli stessi diritti e degli stessi doveri.
Di qui le leggi che hanno via via promosso il suo ingresso pieno nella vita civile e sociale: dall’apertura a tutte le carriere alla parità salariale, dalla difesa della maternità ad una scolarizzazione sempre più ampia e significativa, fino ad arrivare al nuovo diritto di famiglia.
E ancora il ruolo che la donna ha svolto in questi anni, il suo contributo alle battaglie politiche, alla vita sindacale, allo sviluppo economico, alla vita culturale, alla promozione della pace nel mondo.
È giusto ripercorrere questo passato, anche se già ci si interroga sul ruolo che la donna avrà nella società del domani.
E poiché anche nel nostro Paese è in atto un processo di profonde e rapide trasformazioni, si tratta di guidare il cambiamento in modo che annche i problemi della donna trovino una corretta e valida soluzione.
Una diversa e più giusta condizione della donna passa attraverso un cambiamento di qualità della nostra società, cambiamento che coinvolgerà anche la condizione dell’uomo, nella realizzazione di una comunità in cui i valori della persona siano maggiormente espressi.
Spazi di libertà e di partecipazione sempre più ampi si offrono all’immpegno della donna, che scopre così tutto il valore della sua esistenza e la bellezza di costruire il suo destino, in un avvenire più libero e più giusto perl’intera società.
Ecco perchè l’anno della donna non è e non può essere un fatto celebrativo, e il dibattito e l’impegno non si fermeranno certo alla soglia del 1976.