Era il 1988. La notizia dell’esistenza delle mutilazioni dei genitali femminili, una pratica tradizionale africana con gravissime conseguenze sulla salute psico-fisica di bambine e donne, aveva raggiunto I’opinione pubblica europea appena 10 anni prima. In Italia I’aveva pubblicata la rivista "Effe". Nel
A quindici anni di distanza AIDOS e tornata sul suolo africano per discutere di Mgf, questa volta affrontando uno dei temi esplorati allora, I’uso della legge. Organizzata nell’ambito del progetto "Stop FGM" in collaborazione con "Non c’e pace senza giustizia" e con I’Egyptian Society for the Prevention of Harmful Practices, la consultazione di esperti dedicata a "Strumenti legali per la prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili" ha riunito al Cairo dal 21 al 23 giugno un centinaio di rappresentanti della società civile, di istituzioni governative e di organizzazioni internazionali, per discutere e definire forme, contenuti e misure di accompagnamento della legge come strumento di prevenzione di questa pratica, senz’altro la più diffusa e radicata delle pratiche tradizionali nefaste classificate dall’Organizzazione mondiale della sanità. In questi quindici anni mo/to e state fatto. Molte delle donne che nel 1988 lavoravano da pioniere erano al Cairo nei loro nuovi ruoli di ministre – Mariam Lamizana del Burkina Faso, per esempio, o Edna Adan Ismail del Somaliland. Molte attiviste hanno preso altre strade, ma davvero numerose sono coloro che si sono aggiunte, non ultima I’europarlamentare Emma Bonino, amica di lunga data e ora una delle voci più decise nel promuovere "strategie per il cambiamento". La presenza dell’Inter African Committe, di RAINBO, del CRR ~ Centre for Reproductive Rights, di tante organizzazioni non governative e istituzioni governative che nel tempo hanno sperimentato diversi approcci e metodi di intervento, ricerca, f6rmazione e sensibilizzazione, sottolinea il superamento di divisioni e incomprensioni che in passato hanno a volte indebolito
La Dichiarazione finale della Consultazione di esperti, che potete intanto leggere in inglese, francese e arabo sul sito della campagna "Stop FGM", www.stopfgm.org, sarà presto disponibile anche in italiano e fa pubblicheremo su queste pagine. Molti dei/lle partecipanti non hanno esitato a definire questa riunione "un momento storico" e di questo siamo felici e anche, permettete, orgogliose. AI buon esito della riunione ha infatti contribuito un meticoloso lavoro di preparazione teorica, che ha coinvolto il Centre for Reproductive Rights di New York e RAINBO di Londra; una attenta scelta degli interventi nella giornata introduttiva, che ha visto susseguirsi presenze di grande valore politico, come quella della first lady Suzanne Mubarak e delle Sheick dell’Università Al-Azhar del Cairo, Tantawy, con relazioni tecniche che illustravano le possibilità offerte concretamente dalla legge, come quella dell’avvocato kenyano Ken Wafula, che ha vinto tutte le 19 cause che ha presentato, salvando altrettante adolescenti dalla pratica, solo usando iI codice civile; e senz’altro la preparazione e competenza dei partecipanti tutti, che hanno animato i gruppi di lavoro.
Ora il nostro obiettivo e far circolare al massimo questo documento: consegnarlo al Segretario Generale dell’Onu e far si che i rappresentanti di tutte le organizzazioni e istituzioni dei paesi interessati dalla pratica lo usino, affinché la legge diventi davvero uno strumento di prevenzione.
Commento di Marta Ajò
Daniela Colombo, Presidente dell’AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo si è battuta da sempre, con la sua organizzazione, contro la pratica delle mutilazioni genitali femminili. Una campagna che ancora oggi deve essere sostenuta, nonostante siano passati molti anni.