La difficile condizione di una donna che si sente persa dopo la fine di un amore si riassume in una riflessione che mostra la sua capacità di auto-aiuto nell’affidare ad uno sconosciuto casuale la lettera che ha scritto
“Qualche giorno fa ci siamo visti per l’ultima volta. Oggi sto girovagando per le vie di Parigi alla ricerca di nuovi volti, nuovi profumi, nuovi contatti. I miei polsi sono liberi dalle catene mentre le gambe finalmente leggere mi permettono di camminare come sulle nuvole. Vorrei tanto tu potessi provare le mie sensazioni, ma forse questo è possibile solo per chi ha incontrato il liberatore.
Mi sono immaginata questo momento, tu sei la persona che il caso ha portato ad acquistare questo libro, volevo proprio questo: affidare alla casualità l’elogio della libertà ad opera di un uomo. Quanti uomini conosci con un forte desiderio di rendere libera una donna? Sono pronta per tornare a Roma, la mia casa mi sta aspettando.
Tornerò ad apprezzare la vista del cupolone……mi sembra tutto nuovo, è come se lo stessi vedendo per la prima volta. La tavolozza è bianca, nuovi colori stanno per posarsi sulla tela. Ma sento già la paura della libertà, essere soli non è facile, quando hai avuto per anni le catene senti quasi la loro mancanza. Troppa leggerezza uccide. Troppa libertà fa paura. È la maledetta paura che mi ha spinta più di una volta a prendere molte gocce di “sereno”, lo chiamo così il mio accompagnatore chimico dei momenti bui.
Una volta è mancato poco che ci unissimo per sempre. Ma se la paura diventasse troppo insopportabile ce la farei a starne lontano? Difficile dirlo, difficile prevederlo. Adesso sto bene, ma quanto durerà? La solitudine della mia libertà mi sta già riportando nei pensieri ossessivi. Questa leggerezza mi pesa… Ma non ho ceduto alla seduzione di un dolce inganno: ho vinto io!”
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata