In questi ultimi mesi, forse un anno, il dibattito politico e i media del nostro paese propongono come donne “protagoniste”, alcune esemplari che certamente non rendono in alcun modo giustizia alle migliaia di lavoratrici di ogni professione, di operatrici nel mondo della solidarietà e dei diritti, di donne della cultura, quelle che si occupano a tempo pieno dei figli e della famiglia, oltre tutte quelle altre scomparse ma che hanno fatto, a loro volta, la storia, la guerra e l’unità dell’Italia.
I nomi delle “protagoniste” di oggi, che vengono ripassati e ricordati, come un macabro rosario, sono quelli di una certa Noemi, D’addario, e altre meteore che si sono prestate o che si sono fatte comprare per allietare le notti, i sogni e le impotenze di uomini potenti solo in apparenza e vai con l’elenco, ahime! Fino ad arrivare alla chicca finale: Ruby.
Il nome è una premessa o una promessa? rubino, rubare, linguaggio di programmazione? No, solo l’ultima interprete di un circo mediatico, in cui il numero speciale pare essere il “bunga-bunga” come dichiarato da Ruby, per l’appunto, giovane ragazza marocchina che potrebbe mettere nei guai addirittura il premier italiano per le frequentazioni nella sua villa di Arcore.
E’ con la “coda tra le gambe” che iniziamo così una riflessione che va invece in tutt’altra direzione nell’apprendere con grande soddisfazione che in America Latina, quella che spesso è stata considerata e criticata come una società molto maschilista, (in cui l’unica figura femminile ad emergere sembrava fosse stata quella di Evita Peron considerata più come un fenomeno di massa in un paese senza troppe speranze quale l’Argentina degli anni ’50), gli elettori brasiliani hanno creduto, si sono fidati, hanno premiato e chiamato una donna al comando di un grande paese per risolvere le centinaia di problemi di cui soffrono.
In Brasile è stata dunque eletta alla carica di Presidente Dilma Rousseff, che va ad allargare la rosa delle donne che rivestono tale incarico in America Latina. Dalla cilena Michelle Bachelet che ha da poco concluso il suo mandato; Cristina Fernanadez Kirchner in Argentina; Laura Chinchilla in Costa Rica; Susana Villaran, sindaco di Lima. Tutte donne capaci e che hanno dimostrato di saper guidare il loro paese verso un reale progresso economico e sociale.
Dilma Rousseff, dunque, va ad implementare il ruolo importante che le donne hanno e possono conquistare in quest’area geografica. Non a caso la stessa Rousseff ha dichiarato che “tutte le brasiliane potranno dire di voler diventare presidente” aggiungendo inoltre che “noi donne siamo uscite di casa per studiare e lavorare, smettendo così di essere solo casalinghe, diventando per esempio infermiere, assistenti sociali, psicologhe. La mia elezione aprirà una nuova strada”.
Figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, nata a Belo Horizonte nel 1947, durante gli anni della dittatura militare in Brasile – quando aveva soltanto diciassette anni – si unì alla resistenza dandosi alla macchia e diventando una guerrigliera. Catturata dai militari, fu imprigionata e torturata per tre anni. Quando uscì di prigione riprese l’attività politica e completò i suoi studi in economia. Il suo impegno politico per il Partido Trabajador Brasileno la portò a diventare segretaria delle Risorse Energetiche e Minerarie dello stato di Rio Grande nel 1993. Dilma Rousseff fu nominata poi dal presidente Lula, ministro dell’Energia e delle Risorse Minerarie nel gennaio del 2003.
Dilma Rousseff, economista di valore, sessantadue anni, eletta con il 56% dei voti, si è impegnata a portare fuori dalla povertà almeno 20 milioni di persone, ha promesso di onorare la fiducia che le è stata data dagli elettori e di voler lavorare per un’era di nuova prosperità iniziata dal suo predecessore Lula; obiettivo del suo mandato “sradicare la miseria dal Brasile e dare opportunità a tutti”. Costruire una società con uguali opportunità per uomini e donne, garantire una serie di diritti.
Un obiettivo ambizioso perché per fornire a tutti una possibilità’ di miglioramento sociale dovrà affrontare la guerra alla denutrizione con un programma alimentare capace di estinguere il problema della fame, ancora presente nel paese così come lo è il problema abitativo con gran parte di poveri che vivono in bidonville in condizioni insopportabili per un paese civile. Il suo programma in sintesi è quello di sradicare le differenze sociali ed economiche, operando una redistribuzione della ricchezza verso il basso, sapendo coinvolgere l’intera società’ brasiliana in un processo di autotrasformazione condiviso.
Nella speranza che anche nel nostro paese ci si avvii, prima o poi, ad una cultura diversa e paritaria capace di aprire altre prospettive per le donne, non ci resta, in questo caso che rallegrarci ed unirci al messaggio lungimirante che il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto inviare alla nuova Presidente del Brasile: ”Nell’ apprendere la notizia della Sua elezione alla Presidenza della Repubblica Federativa del Brasile, desidero farle giungere le mie più’ calorose e sentite congratulazioni. La Sua elezione ha anche un alto valore simbolico per tutte le donne, non soltanto brasiliane, ma di tutto il mondo. Sono convinto che il Suo esempio costituirà’ un importante stimolo per la piena partecipazione del mondo femminile all’avanzamento del processo democratico e civile dei loro Paesi”.