di Silvana Boccanfuso – Ed. Ultima spiaggia
Nel giugno 1933 una giovane socialista berlinese di buona famiglia, Ursula Hirschmann, lasciava la sua città per sfuggire alle persecuzioni politiche e razziali. Avrebbe rivisto Berlino solo negli anni Cinquanta. Cominciava una straordinaria avventura umana e politica che avrebbe portato Ursula prima a Parigi, poi in Italia, poi in Svizzera, infine in Italia, fino alla scomparsa nel 1991.
Moglie prima del filosofo antifascista Eugenio Colorni e poi del grande europeista Altiero Spinelli, madre di sei figlie, raffinata intellettuale e attivista politica, Ursula è il simbolo di una generazione che ha «cambiato più volte di frontiera che di scarpe», per usare parole di Bertolt Brecht, e che quindi aspira a un'Europa unita. E in Ursula questa aspirazione si traduce da subito – e per sempre – in azione, trovando la sua più compiuta espressione nella fondazione, a metà degli anni Sessanta, del gruppo d'iniziativa «Femmes pour l'Europe». Creato coniugando in modo originale federalismo e femminismo, fu il tentativo di una donna, impegnata nella battaglia per gli Stati Uniti d'Europa fin dai suoi esordi, di dare forma nuova e rinnovato vigore alla ricerca di una patria europea.