Combattere gli stereotipi credo sia un lavoro importante da svolgere tutto l'anno per poi tirare le somme in un giorno come l'8 marzo, un momento di festa e di solidarietà con le donne ancora sottomesse e non libere di esprimere le loro potenzialità, donne prive di diritti e soggette al maschilismo più deleterio.
Questa giornata non deve trasformarsi però, come purtroppo avviene a volte, in esibizione di mimose, pizza con le amiche e serata con striptease maschile: mi sembra troppo riduttivo e soprattutto fuorviante. Le donne hanno bisogno di queste libertà? Credo siano altre le attività da 8 marzo o quantomeno quelle che ho citate non possono e non devono da sole rappresentare il riscatto femminile.
Essere donna emancipata nella nostra civiltà occidentale credo significhi essere indipendente soprattutto dal punto di vista sentimentale-emotivo. Ciò significa essere felici e serene al di là di un partner. Con questo non intendo assolutamente affermare di rinunciare all'amore e ad un vita di coppia gratificante, ma solo di imparare ad essere autonome dal punto di vista affettivo per poi costruire un'unione equilibrata: chi dipende da qualcosa o da qualcuno è una persona che rinuncia alla libertà e sappiamo quanto emancipazione e libertà siano due aspetti intimamente connessi. Come è possibile essere emancipate se si è “prigioniere”? Mi sembra uno spunto da sviluppare mentre siamo in cammino verso l'8 marzo di quest'anno, nel prossimo articolo continueremo la riflessione.
Maria Giovanna Farina ©riproduzione riservata