Violenza: per non versare altre lacrime

da | Mag 31, 2016 | L'opinione

Ogni volta che muore una donna, ogni volta che il massacro del femminile viene perpetrato, si levano voci di disappunto e il dolore si insinua nella mente e nel cuore di tutte le donne capaci di avvertire il sentimento universale di sorellanza. Ogni volta mi chiedo a che cosa serva parlarne, discutere, denunciare se poi siamo sempre qui a piangere le morti delle nostre sorelle.

La mia risposta è: testimoniamo, urliamo e poi lavoriamo davvero insieme lasciando uscire il meglio che vive dentro di noi. Lasciamo da parte risentimenti, gelosie, egoismi personali e diamoci ad una vera collaborazione. Ciò che è successo a Sara Di Pietrantonio può accadere ad ognuna di noi, a nostra figlia, nipote alunna, cugina… quando una donna è in difficoltà e siamo perplesse perché ci pare un falso allarme, andiamo fino in fondo e cerchiamo di capire se è o non è nei guai. Ma facciamolo subito.

“Mi è capitato una sera di vedere una giovane ragazza ferma ad aspettare l'autobus da sola. La via non era buia né poco frequentata, ma in quel momento c'era solo lei e un uomo, fermo con la sua auto, la tormentava per convincerla a salire: voleva offrirle un aperitivo. Lei era sempre più tesa, non sapeva che fare: se abbandonare l'idea di prendere il mezzo pubblico o che altro. L'ho osservata, era in ansia. “Ciao, quanto tempo che non ci si vede!”, ho esordito avvicinandomi. Lei ha subito capito il mio intento e mi ha abbracciata. L'idiota in auto ne è andato. Ho atteso l'arrivo dell'autobus e la ragazza non finiva più di ringraziarmi. Morale: bastano pochi minuti per aiutare qualcuno, non mi sento un'eroina ma solo una persona che si è messa nei panni degli altri”

Quella giovane donna ero io e la sconosciuta giunta in mio soccorso non l'ho mai più rivista, ma le sono eternamente grata. Così ho immaginato che potesse raccontatare il bel gesto che mi ha fatto.
Maria Giovanna Farina