Abuso di minore gravità anche se l’imputato è una figura di riferimento familiare per la vittima – La diminuente fino a due terzi della pena nasce dopo l’unificazione delle ipotesi di stupro e atti di libidine: ai fini della configurabilità contano modalità e coartazione, non i rapporti intersoggettivi – Sentenza del 12 novembre 2015
Può scattare la violenza sessuale di minore gravità anche se l’imputato è una figura familiare di riferimento per la vittima.
E ciò perché ai fini della diminuente, che può arrivare a ben due terzi della pena, conta una serie di elementi come le modalità esecutive e il grado di coartazione sulla persona offesa fra i quali non rientrano i rapporti intersoggettivi tra familiari.
È quanto emerge dalla sentenza 45268/15, pubblicata il 12 novembre dalla terza sezione penale della Cassazione.