Yoani Sánchez, giovane cubana di 33 anni, laureata in Filologia, sposata e con un figlio, è stata inserita dal ‘Time‘ nell’elenco annuale dei personaggi più influenti. a fianco di leader come George W. Bush, Hu Jintao e Dalai Lama.
Cosa ha fatto per avere un tale riconoscimento? Cura in rete, dall’aprile del 2007, un suo blog ‘Generación Y‘, divenuto ben presto un fenomeno culturale. Un blog in cui racconta come si vive oggi a Cuba sotto un regime totalitario, con le difficoltà e le restrizioni legate alla totale assenza di libertà.
Entrando nel Blog si legge: “Generación Y è un Blog ispirato alla gente come me, con nomi che cominciano o contengono una ‘y greca’. Nati nella Cuba degli anni 70 e 80, segnati dalle scuole al campo, dalle bambole russe, dalle uscite illegali e dalla frustrazione. Per questo invito a leggermi e a scrivermi soprattutto Yanisleidi, Yoandri, Yusimí, Yuniesky e altri che si portano dietro le loro ‘y greche’“.
Alle riflessioni, alle storie raccontate nel blog rispondono in migliaia da tutto il mondo e i visitatori sono circa dieci milioni. La Sànchez ha voluto creare questo spazio virtuale, per non dover tacere. Afferma: “Mi sentivo soffocare, avevo necessità di cambiare vita. Il mio blog è un diario personale, non è un libretto politico. Nei miei testi, scrivo sul mio paese con uno sguardo civico, intimo ed emotivo“.
La vita quotidiana del popolo cubano, la difficoltà persino a reperire il cibo, la vessazione della propaganda del regime, l’impossibilità di avere una connessione internet, (salvo per pochi privilegiati, per lo più funzionari governativi) o l’ ccesso a qualsiasi altra forma d’informazione diventano racconto nelle parole della Sánchez. “Sono nata con la tessera di razionamento sono diventata adolescente sullo scenario del Periodo Especial; per questo nelle mie riflessioni il cibo diventa una fissazione. Mi trattengo solo per non lasciare libero il desiderio di raccontare l’appetito represso che vedo dipinto sui volti dei miei amici“.
Un modo di dissentire inaspettato e totalmente nuovo per la sorpresa e la preoccupazione del regime cubano. Perché le modalità del dissenso sono in questo caso diverse e ineccepibili e come sostiene il giornalista americano Carol A. Jardim, che ha avuto modo d’intervistarla, “Non attacca il regime ma semplicemente lo racconta. Non insulta, non si agita, non risponde alle critiche. Raramente nei suoi post si parla di politica. Piuttosto c’è la vita normale, quella di tutti i giorni dove le angherie e i divieti del regime colpiscono direttamente nella carne: individui concreti, non idee astratte“.
Le sue cronache sono diventate un libro edito da Rizzoli ‘Cuba Libre.Vivere e scrivere all’Avana‘.
Ma c’è anche chi non le crede: la Sanchez si trova spesso al centro di polemiche e accuse. Qualcuno mette in dubbio che sia stata davvero arrestata e percossa dalla polizia cubana. Altri ritengono che la blogger riceva fondi dal governo degli Stati Uniti per parlare male del regime cubano. Altri ancora pensano che sia Fidel Castro a pagarla per dimostrare che esiste libertà di espressione nel suo paese.
Ma Yoani sta pian piano imparando ad affrontare le critiche, e risponde che “Quando due estremisti ti criticano, significa che sei una moderata. Molta gente si limita a informarsi seguendo i mezzi di comunicazione governativi. Io non l’ho mai fatto. Ho sempre cercato di andare oltre. La gente che vuole davvero conoscermi legga quel che scrivo“.
In un regime che controlla gli individui persino nell’aria che respirano, come fa dunque questa giovane ad aggirare i controlli ed inviare il suo materiale ovunque nel mondo libero? Si reca nei business center dei grandi alberghi, in uno diverso ogni volta, o negli internet point. Una sfida continua al regime, una una breccia nel medioevo comunicativo presieduto dall censura, con la consapevolezza che “loro mi osservano, ma anch’io li tengo d’occhio“.
“Tranquillità – continua la blogger – non è la parola giusta per definire la mia vita. Mi accadono cose terribili ogni giorno. Mi controllano ovunque. Non posso avere un minimo di privacy in un luogo pubblico con mio marito, perché uomini della Sicurezza di Stato mi fotografano e registrano quello che faccio e cosa dico“.
Un rischio che Yoani ritiene valga la pena di correre per il sogno di una trasformazione che si avveri, perché si possa pronunciare finalmente la parola ‘libertà’. Ha dichiarato che sarebbe “disponibile a scambiare gli alimenti somministrati con la tessera del razionamento alimentare per una cucchiaiata di diritti civili, una libbra di libertà di movimento e due once di libera iniziativa economica“.
Che a Cuba non ci sia libertà d’espressione lo prova il fatto che quasi dei suoi concittadini la conosce né ha mai letto niente di ciò che scrive. E’ difficile risvegliare la gente, organizzare manifestazioni di dissenso, difficile perfino riunirsi, darsi appuntamento: soprattutto per la paura. Non esistono Internet, Twitter, Facebook e Youtube, strumenti che hanno la capacità di diffondere notizie per spingere la gente a incontrarsi in piazza – come di recente è avvenuto anche nei paesi arabi.
Ma lo stato delle cose non riesce ad intaccare lo spirito e la lotta della Sanchez: “Nonostante tutto sono ottimista.., le cose non sono come ti accadono ma come le prendi. Il Governo mi può tagliare i fili al telefono, minacciarmi, picchiarmi, ma non può togliermi il sorriso, la mia principale arma di difesa. È una terapia personale“.
La Sànchez sostiene di non avere un ideologia definita tale da poterla considerare di destra o di sinistra “… sono una post-moderna. Sono un frutto di questo sistema, ma sono anche un frutto corrotto da questo sistema. Sono una democratica autodidatta che si è formata nella polemica e nel dialogo. Mi sono resa conto – fa notare – che le accuse sono direttamente proporzionali all’importanza di ‘Generación Y‘. Mano a mano che la gente conosce sempre di più il blog, la propaganda ufficiale si fa più aggressiva. Ogni volta che vedo il mio volto in televisione o subisco un’aggressione penso che sto raggiungendo più persone“.
Negli ultimi 4 anni ha chiesto per 17 volte al Governo il permesso di uscire dal paese, per ricevere premi, per presentare il suo libro, per partecipare a congressi e conferenze. Non l’ha mai ottenuto. Ora, l’uscita dalla scena politica di Fidel Castro e la salita al potere del fratello Raúl hanno generato un relativo ottimismo nei cubani. Ma i cambiamenti difficilmente sono indolori: “Questo paese è pieno di gente talentuosa, preparata, con tanta voglia di fare. Cuba ha un clima buono, una natura florida, un territorio senza differenze linguistiche, privo di conflitti religiosi, regionali e di razza. E un paese privo di questi problemi, in questo periodo storico, possiede una fortuna immensa“, sostiene la Sànchez.
Eppure, nonostante tutto questo potenziale umano “A Cuba nessuno si fida del prossimo. Ognuno pensa che il vicino di casa faccia parte della Sicurezza di Stato o della CIA, ritiene che voglia soltanto fargli del male“.
Anche per combattere situazioni del genere, Yoani è orgogliosa della sua battaglia: “Sono una persona minuscola, non possiedo un’auto, non ho un conto in banca, sono priva del diritto di uscire dal mio paese. Certo, il fatto di essere in una lista che comprende celebrità come Angelina Jolie mi rende orgogliosa e mi fa piacere. È forse il segnale che il regno dei grandi sta per finire“. E non smette di guardare avanti: “Credo che in questo modo avremo una nazione prospera, nella quale i miei nipoti vorranno vivere. Ciò che manca è trovare lo spazio perché questa libertà e creatività si manifestino. Adesso i cubani indossano una camicia di forza economica, politica e ideologica".
Chi non vive la quotidianità della Sànchez e del popolo cubano, può avere di Cuba giusto le immagini fornite dalle compagnie di turismo, delle marche dei sigari, del rum e dei coktail esotici: ma non basta il dolce gusto di un Cuba Libre per avvertire quel sapore di libertà che la Sanchèz trasmette attraverso le sue parole.